Nel pomeriggio di ieri sono state depositate le motivazioni della sentenza del Coni che ha respinto la richiesta del Campobasso di essere iscritto in serie C (scarica il pdf in basso). Il Coni, facendo riferimento a normativa sportiva e fiscale e alla giurisprudenza sportiva, afferma nella sostanza che gli adempimenti a cui si sarebbero dovute adeguare le società a partire dal 27 aprile 2022 (data di approvazione del Sistema delle Licenze Nazionali per il campionato 2022/23) ed entro il “termine perentorio del 22 giugno 2022” non sono stati rispettati dal Campobasso. Citati gli esempi di Carpi e Chievo Verona. L’aver bypassato gli avvisi bonari sull’Iva ha fatto finire il Campobasso in una sorta di tranello burocratico: la mancata iscrizione a ruolo presso Agenzia Entrate Riscossione delle cartelle esattoriali entro un tempo utile alla società molisana per accordare una rateizzazione ha costretto la stessa a muoversi troppo tardi. Il Coni non ha tenuto conto del versamento spontaneo di circa 20mila euro, in quanto non risulta depositato un “accordo” con l’Agente della Riscossione ma solo una istanza.
Per il Comitato, tale approvazione è importante in quanto la rateizzazione di un debito con l’Agenzia delle Entrate non è automatica ma viene concessa in base a requisiti, regole e discrezionalità (da qui, la sola istanza non viene ritenuta sufficiente). Altrimenti, spiega il Coni, tutte le altre società avrebbero potuto agire nella stessa maniera. Probabilmente l’unica via di uscita per il Campobasso – anche se irrituale e con “paletti” che andrebbero comunque affrontati, a partire dagli interessi che verrebbero successivamente calcolati – sarebbe stata quella di un versamento completo subito, fermo restando che si apriva un ulteriore ed eventuale problema, di natura prettamente contabile. Figc e Coni, insomma, sembrano aver messo nero su bianco un pronunciamento in gran parte inattaccabile, mentre il Campobasso, che certamente ha le sue responsabilità, anche se non tutte le colpe di una burocrazia fiscale di cui sono “vittime” tante aziende di questo Paese, ha finito per pagare un prezzo salatissimo. Ecco perché il prossimo ricorso al Tar Lazio, doveroso (e depositato nelle scorse ore, come annunciato dalla società), potrebbe non portare ai frutti sperati. La speranza, comunque, per salvare la licenza è ora proiettata al 2 agosto, quando il Tribunale Amministrativo dovrà decidere le sorti di Teramo e di Campobasso.
Arnaldo Angiolillo