Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di alcune emittenti televisive che chiedevano una equa ripartizione dei contributi pubblici – circa 80 milioni di euro – rispetto alla graduatoria 2016, che di fatto concentrava il 95% del totale stanziato ad un centinaio di aziende mentre le restanti, 67, dovevano raccogliere le briciole, ossia appena il 5%. Una delle emittenti ricorrenti è stata seguita dagli avvocati di Campobasso Massimo Romano, Margherita Zezza e Giuseppe Ruta (in foto), che – come hanno spiegato in conferenza stampa – hanno dovuto affrontare una corazzata costituita non solo dal Ministero ma anche da sindacati, associazioni datoriali e Fnsi. “Abbiamo dimostrato – ha affermato Romano – che il DPR è illegittimo perché viola il pluralismo dell’informazione e pregiudica la concorrenza nel settore. Il risultato ottenuto è tanto più importante in quanto ripristina concetti che devono essere alla base di ogni erogazione di risorse pubbliche”. Nelle prossime settimane ci saranno ulteriori pronunciamenti, alcuni vedranno protagoniste anche emittenti locali. Con la sentenza passata in giudicato, sembra aprirsi la strada dell’adeguamento circa il frazionamento delle risorse, che dovrebbe riversarsi anche sugli anni successivi, per i quali – peraltro – sono stati presentati specifici ricorsi, attualmente pendenti. “Il pronunciamento rimette in gioco la distribuzione delle risorse – ha aggiunto Zezza. – La prossima mossa sarà quella di renderlo esecutivo affinché venga dato seguito a quanto stabilito dai giudici”.
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