Lo stop imposto un anno fa dalla Soprintendenza al cantiere avviato ai piedi del castello baronale Carafa di Ferrazzano ha generato i suoi effetti. Il duplice obiettivo voluto dall’amministrazione Cerio di mettere in sicurezza il costone roccioso su cui poggia l’edificio di origine medievale, ricostruito fra il XVI e il XVII secolo a seguito di un terremoto, e di allargare la strada che lo costeggia – via Crocella – per ricavarne nuovi parcheggi, ha “impattato” con alcune pietre calcaree venute fuori nel corso dei lavori. Quando la notizia è arrivata agli uffici di via Chiarizia a Campobasso, il personale della “succursale” del Ministero della Cultura si è presentato a Ferrazzano per verificare immediatamente la situazione, imponendo di fatto il blocco dei lavori. Tre i vincoli che sussistono in quella zona, fanno sapere dalla Soprintendenza, e che sarebbero stati – almeno in parte – non rispettati: uno riguarda il castello/palazzo ducale, un altro è imposto dalla Regione secondo una legge degli anni ’70 e il terzo, non da ultimo, risponde all’articolo 21 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che riguarda tutti i centri storici d’Italia e secondo il quale la Soprintendenza rilascia l’autorizzazione per l’esecuzione di opere e lavori di qualsiasi genere sui beni culturali previa presentazione, da parte dell’interessato, di un progetto o di una descrizione tecnica delle attività proposte. La vicenda ha innescato anche un ricorso al Tar Molise, attualmente pendente. A finire nell’occhio del ciclone, quale principale rappresentante dell’amministrazione che ha autorizzato il cantiere, è stato il sindaco Antonio Cerio, che all’esito delle verifiche è stato indagato dalla Procura di Campobasso per reati connessi alla violazione di vincoli ambientali e paesaggistici. L’indagine è arrivata a conclusione nel corso della corrente estate, precisamente a fine luglio, come peraltro confermato da una delibera di giunta comunale del 12 agosto inerente la concessione del patrocinio legale (trattandosi di inchiesta che riguarda l’attività di amministratore pubblico). Nelle prossime settimane il pm potrebbe formulare richiesta di rinvio a giudizio o, al contrario, disporre l’archiviazione. La difesa del sindaco rigetta le contestazioni, sostenendo che esisteva una autorizzazione per l’effettuazione dei lavori e che il mancato rispetto delle indicazioni della Soprintendenza sarebbe da rimandare esclusivamente all’aspetto interpretativo, non essendo chiari alcuni passaggi. Intanto, vista l’urgenza di procedere, il cantiere ha ripreso vita con l’approvazione da parte dell’amministrazione comunale di un progetto di ripristino, in strettissima collaborazione con la Soprintendenza. La strada, dunque, tornerà come prima mentre sarà successivamente applicata una rete metallica per mettere in sicurezza il costone roccioso.