Si arricchisce di nuovi particolari la vicenda dei tre piloti caccia caduti in Molise il 9 aprile 1949. Ulteriori testimonianze si aggiungono infatti al lavoro di ricerca recentemente compendiato nella pubblicazione “Colli a Volturno 9 aprile 1949, una tragedia aerea dimenticata”, a firma di Antonio Lanza e Giuseppe De Dona. Abbiamo raggiunto Giovanni D’Alessio, classe 1949, originario di Colli, emigrato negli Stati Uniti a 17 anni nel lontano 1966. Affermato ingegnere elettronico a Philadelphia, una vita fatta di impegno e sacrificio, è una delle tante bandiere che rappresenta nel mondo l’orgoglio del lavoro italiano. Nelle sue parole, un commosso spaccato di storia locale, dichiarazioni in grado di trasmettere forti emozioni. “Ho frequentato le elementari in una scuola rurale di Santa Giusta, frazione di Colli a Volturno”, racconta Giovanni. “Parlo degli anni 1954-55 circa ed era presente una sola classe di 40 alunni, o meglio, una interclasse, visto che accoglieva bimbi dalla prima alla quinta, provenienti anche da zone limitrofe. Ogni anno, la mattina del 9 aprile le lezioni erano sospese e la giornata scorreva secondo un rituale ben preciso. Il maestro era Pette, persona preparata e severa, di quelle che “fanno tremare”. Dopo aver recitato la preghiera, l’intera classe, maestro in testa, si recava a rendere omaggio alla croce in ferro che nella località impervia di Santa Giusta onora la memoria dei tre piloti caduti il 9 aprile del ’49”. A quel tempo, l’attuale strada non esisteva. Solo più tardi, infatti, sarebbe stato realizzato un tracciato, in concomitanza con il posizionamento del vicino impianto ripetitore. “La comitiva – prosegue D’Alessio – in perfetto ordine si inerpicava pian piano per viottoli e sentieri ed a metà strada circa, in corrispondenza di una sorgente, tutti noi bambini raccoglievamo con cura ginestre e mammole. Avevamo al seguito piccole lattine di metallo, nelle quali mettevamo i fiori, aggiungendo un po’ d’acqua, affinché le piantine potessero resistere il più a lungo possibile. Proseguivamo poi fino alla croce, dove in silenzioso raccoglimento, posizionavamo i nostri semplici omaggi floreali recitando preghiere alla memoria degli sfortunati piloti”. Una forte e radicata tradizione, fatta di ricordo e rispetto per la memoria che, conclude D’Alessio, “è proseguita per tutto il periodo della scuola elementare e che, per quanto ricordo, era ancora praticata dalle scolaresche fino alla metà degli anni ’60 del secolo scorso”.
(nella foto: Giovanni D’Alessio, al centro, con De Dona e Lanza, autori di “Colli a Volturno, 9 aprile 1949, una tragedia aerea dimenticata”)