Il giudice Giulia Petti del Tribunale di Campobasso ha assolto con formula piena la titolare di un’attività commerciale del capoluogo, sita nel quartiere San Giovanni, dal reato di aggiotaggio perché il fatto non sussiste. La commerciante finì sotto inchiesta, a seguito probabilmente di alcune segnalazioni, nel primo periodo della pandemia di Covid-19, nel marzo 2020, per presunte speculazioni sul prezzo di vendita delle mascherine, quando ancora non erano facilmente reperibili. Furono circa 1.000 i pezzi sequestrati dalla Guardia di Finanza, con l’iniziale ipotesi di un rialzo clamoroso rispetto al prezzo di acquisto – da circa 1 euro a 13 euro, – rialzo in realtà subito accertato a quasi il doppio (ossia da poco più 7 euro l’una a 13 euro, Iva compresa). La difesa, curata dall’avvocato Nicola Cerulli (foto in basso), ha sin da subito cercato di mettere le cose in chiaro nella fase di indagine e nell’ambito del processo penale ha sostenuto la non sussistenza delle contestazioni: non solo le mascherine oggetto di sequestro, di tipo Ffp1, non erano le sole presenti in negozio ma erano in vendita anche mascherine a costi inferiori, ma il prezzo di vendita contestato non avrebbe cagionato un rincaro sul mercato, dal momento che in circolazione erano in vendita le medesime mascherine a prezzi anche superiori. Era l’inizio della pandemia e i prezzi erano in fase di adeguamento per ragioni di mercato. Il rialzo sul prezzo di vendita era peraltro giustificato dal fatto che, in un periodo di non facile reperibilità, il gestore si era dovuto preoccupare di sobbarcarsi le spese aggiuntive sul prezzo di acquisto, a partire dalle trasferte per l’approvvigionamento. Le rilevazioni in fase dibattimentale sono state evidentemente accolte dal pm che, come il difensore, ha ritenuto di chiedere al termine della requisitoria l’assoluzione per l’imputata.
Mascherine vendute a 13 euro, l’avvocato del commerciante precisa la posizione del suo assistito