Con una cerimonia che si è svolta il 12 ottobre, il Comune di Castel del Giudice ha celebrato il conferimento della Medaglia d’Argento al merito civile, per i fatti accaduti durante la seconda guerra mondiale. A porgere la medaglia al sindaco Lino Gentile, il Prefetto di Isernia Gabriella Faramondi, giunta a Castel del Giudice con vari esponenti delle più alte cariche istituzionali del territorio, civili, militari e religiose. Una cerimonia celebrativa che è stata occasione per ripercorrere gli eventi che segnarono la comunità del paese, oltraggiata da numerosi episodi di violenza e di prevaricazione, fino alla quasi distruzione dell’abitato che, dopo l’8 settembre del 1943, la data dell’armistizio, subì numerosi rastrellamenti da parte delle truppe naziste. La motivazione legata alla Medaglia d’Argento, conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 20 aprile del 2022 è la seguente: Castel del Giudice “Durante il periodo bellico fu oggetto di rastrellamenti, cannoneggiamenti e numerosi incendi, che costrinsero la popolazione ad allontanarsi dalle abitazioni. Esempio di sacrificio e di affermazione dei principi di libertà e democrazia- 1943/1945”. Castel del Giudice, come ricostruito da Nicola Felice, appassionato di storia locale, il quale ha curato la redazione dell’intera documentazione necessaria per l’avvio della procedura di riconoscimento della onorificenza presso il Ministro degli Interni, si trovò sulla “linea Bernhard” e poi sulla linea di avanzata del fiume Sangro. Fu scelta come centro dagli sfollati del napoletano. Qui, passava l’unica strada di collegamento verso l’Abruzzo, percorsa dai tedeschi per costruire e rafforzare le linee di difesa lungo il fiume Sangro. Per tali scopi, i tedeschi coinvolsero la popolazione locale, deportarono persone, diedero origine a saccheggi e violenze, incendi, devastazioni, seguendo la tattica della “terra bruciata”.
«Questo solenne riconoscimento – ha detto il sindaco Lino Gentile -, che per la nostra piccola comunità è un motivo di orgoglio, un simbolo dell’identità collettiva ma soprattutto un impegno da onorare ogni giorno e per gli anni a venire –, rende onore dopo quasi ottant’anni ai nostri nonni e ai nostri padri, che con umiltà e tenacia sopportarono l’umiliazione di un’occupazione terribile da parte dei nazisti in ritirata, caratterizzata da numerosi episodi di violenza e prevaricazione, e poi culminata la quasi totale distruzione del paese: quel dolore, quel sacrificio, quella forza, quell’amore sono stati la base per ricostruire una comunità che vuole rendere onore alla sua storia e a chi ha lottato e si è sacrificato per la nostra libertà!» Il Prefetto Gabriella Faramondi ha sottolineato quanto sia importante oggi il principio di libertà, facendo riferimento a tutte quelle persone che devono ancora fare i conti con la guerra. Di qui ha colto l’occasione per conoscere l’equipe del SAI di Castel del Giudice (Sistema Accoglienza Integrazione), che si occupa dell’integrazione delle persone costrette a fuggire da scenari di guerra, ascoltando poi le loro testimonianze. «Giornate come queste ci riportano alla mente momenti tragici vissuti durante la guerra mondiale, ci riportano a ciò che accade oggi drammaticamente in varie parti nel mondo – ha detto il Prefetto Gabriella Faramondi. – Dare onore ai caduti, a coloro che si sono sacrificati per l’affermazione della democrazia e della pace è particolarmente importante. Dobbiamo cercare di cogliere questa eredità, trasmetterla ai giovani e trasferirla in tutti i nostri gesti quotidiani. Mai dare per scontati valori importanti come quelli della libertà e della pace». A prendere parte alla cerimonia, anche le scolaresche con gli insegnanti, speranza nella promozione della cultura della memoria, intesa anche come valore per le generazioni future. «Fino a qualche tempo fa – ha aggiunto il primo cittadino – la cerimonia di oggi veniva giudicata come una commemorazione del passato. Purtroppo l’orrore della Guerra in Ucraina a cui stiamo assistendo in questi mesi, ci ricorda drammaticamente che non è così. A distanza di 77 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, nessuno di noi avrebbe immaginato uno scenario di guerra così feroce e così vicino a noi come quello in Ucraina. Forse troppo spesso abbiamo sottovalutato o dato per scontato o addirittura dimenticato il concetto di libertà e quello che sta succedendo ce lo sta ricordando nel modo più violento che potessimo immaginare». Castel del Giudice è solo uno dei paesi dell’Alto Molise e del vicino Abruzzo preso di mira dai tedeschi nel 1943, per la loro posizione strategico-militare. Dal 7 al 10 novembre Castel del Giudice, Sant’Angelo del Pesco, San Pietro Avellana, Capracotta, Pescopennataro subirono la distruzione, dal 85 al 100%, del proprio territorio, ridotti ad un cumulo di macerie. La zona del Sangro fu ribattezzata la “Valle del sangue”. A dicembre, poi, con l’aiuto degli alleati, iniziò l’esodo verso Agnone, Campobasso e la Puglia. Quando la popolazione tornò a Castel del Giudice, trovò quasi tutto distrutto, dalle strutture commerciali, come i mulini e il forno, al patrimonio storico-artistico, alle chiese, agli edifici pubblici come il Comune e l’asilo. Ma grazie alla tenacia dei suoi abitanti, nonostante molti decisero di emigrare, il paese fu ricostruito.