La regione Molise, dopo la Valle D’Aosta, è la regione più piccola d’Italia e con 290.000 abitanti è incuneata tra le regioni Campania, Lazio, Puglia, Abruzzo. Per tale posizione ha assunto, nel corso dei decenni, un ruolo strategico al servizio delle regioni confinanti per le forniture idriche, per la sanità ed altro. La regione Molise costituisce un caso unico in Italia in tema di assistenza sanitaria.
E’ la regione con la maggiore attrazione e, quindi, mobilità sanitaria attiva se rapportata alla popolazione, ed ammonta a 105 milioni di euro. Parallelamente, è la regione con la più alta mobilità passiva per abitante. Questa ammonta a circa 70 milioni di euro.
Nel corso degli ultimi 20 anni, la regione è riuscita a compensare la mobilità passiva grazie alla presenza di due noti centri di eccellenza (IRCCS NEUROMED e GEMELLI MOLISE) che, per le loro peculiarità, rispondono alla domanda dei cittadini di una macroarea costituita dalle regioni sopraindicate al centro delle quali si trova il Molise.
“Queste due strutture – afferma l’Aiop Molise – non avrebbero senso di esistere, se fossero al servizio della sola cittadinanza molisana che costituisce un ridottissimo bacino di utenza. Le due strutture, infatti, operano prevalentemente per pazienti extraregionali (nel caso di Neuromed circa 90%) provenienti per la quasi totalità dalla macroarea costituita dalle regioni confinanti.
Neuromed è stato riconosciuto IRCCS sin dal 1983. Garantisce assistenza, didattica e ricerca nel campo delle neuroscienze. Con i suoi numerosi laboratori di ricerca, parco tecnologico, biobanca, stabulario, ecc, ha contribuito e contribuisce al progresso nell’ambito delle scienze neurologiche e cardiovascolari, delle malattie rare, delle patologie del sistema nervoso, dell’epilessia e degli organi di senso. Per l’assistenza, la didattica e la ricerca opera anche in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e l’Università Tor Vergata. L’IRCCS Neuromed ha realizzato importantissimi investimenti sia in termini di risorse umane con il rientro di giovani ricercatori dall’estero che in termini di tecnologie strutturali.
Neuromed, in quanto Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, è qualificato quale centro di alta specialità di rilievo nazionale la cui configurazione, nonché le dotazioni e requisiti immobiliari e tecnologici di avanguardia, sono riconosciuti e verificati dal Ministero della Salute sulla base del parere positivo di conformità alla programmazione regionale a cui corrisponde una capacità operativa in linea con la domanda dei cittadini della macroarea.
L’altra struttura, Fondazione Policlinico Gemelli, sita a Campobasso, svolge prevalentemente attività di oncologia, cardiologia e cardiochirurgia, ed è stata realizzata col concorso dei finanziamenti ex art. 20 L. 67/88 al pari di quanto avviene per le strutture pubbliche. Recentemente, il parco tecnologico è stato totalmente rinnovato con l’acquisto di due Acceleratori Lineari di ultima generazione che permettono di eseguire trattamenti estremamente mirati, risparmiando gli organi sani e migliorando sensibilmente l’efficacia delle cure. L’alto livello di innovazione ed il numero di strumentazioni tecnologiche consentono al Centro un altissimo standard di qualità dei servizi.
Ciò ha fatto del Gemelli Molise un punto di riferimento per l’intero Sud Italia.
Fatte queste premesse è necessario soffermarsi sui rapporti riguardanti l’accreditamento e gli accordi contrattuali. Le discipline di cui dispongono i due centri presuppongono un bacino di utenza che non può essere limitato alla popolazione molisana (neurochirurgia, cardiochirurgia, riabilitazione di alta specialità cod. 75, radioterapia, oncologia, ecc) così come disposto da ultimo dal DM 70/2015. Detti centri sono stati autorizzati ed accreditati in virtù della loro specificità e della posizione geografica. In sostanza trattasi di strutture al servizio non solo del Molise, ma di una macroarea con circa 12 milioni di abitanti.
Nel corso di due decenni si è proceduto con l’affidamento, da parte della Regione, di un tetto di spesa invalicabile per pazienti regionali ed un duplice tetto di spesa per pazienti extra regionali. Quest’ultimo è costituito da un budget provvisorio molto ridotto e una integrazione sulla base delle prestazioni validate in sede di compensazione interregionale della mobilità. Questa seconda parte del budget viene erroneamente letta come un extrabudget ma così non è.
Le due strutture hanno aderito a tale modello, nell’interesse esclusivo della Regione Molise e del bilancio regionale. Infatti, le strutture accreditate sostengono gli oneri per le prestazioni rese ai cittadini delle altre regioni ma, per una quota consistente, vengono remunerate non prima di due anni evitando, nel corso di questo periodo, flussi finanziari in uscita da parte della Regione che, invece, riceve l’acconto in sede di riparto.
Questo modello, che le strutture hanno deciso di accettare solo per aiutare la Regione Molise, ha caratterizzato il rapporto tra accreditati e committente per circa 15 anni consentendo di migliorare l’offerta sanitaria ed iscrivere nel bilancio regionale un ricavo “saldo mobilità” di circa 30 mln/anno. Una corretta gestione ha fatto sì che le strutture potessero garantire in maniera diretta e indiretta l’occupazione di circa 1500 operatori che, per una piccola regione come il Molise, costituiscono la più importante fonte di occupazione.
Di recente però sono emersi atteggiamenti poco comprensibili. Premesso che la Regione Molise è commissariata, negli ultimi tempi il Commissario ha assunto un immotivato atteggiamento negativo nel senso che ha deciso di limitare l’accordo contrattuale alla sola prima parte del tetto di spesa. In sostanza le due strutture non dovrebbero più assicurare il livello storico di prestazioni per i cittadini provenienti dalle altre regioni costituente domanda per l’effettivo bisogno. Una delle giustificazioni sembra essere quella del notevole disavanzo regionale.
A tal proposito si ricorda che detto disavanzo sia dovuto in parte a debiti nei confronti dell’INPS per oneri contributivi inizialmente sospesi a causa del sisma Molise del 2002 e non versati nei termini previsti. Praticamente trattasi di spesa una tantum che non ha nulla a che vedere con la gestione sanitaria corrente.
D’altronde la mobilità regionale attiva non costituisce un costo per la Regione. Essa può solo incidere positivamente sul bilancio regionale e, ancor più, per l’economia della regione e per i cittadini che, diversamente, alimenterebbe i viaggi dal sud al Nord per prestazioni che possono ricevere nell’ambito della macroarea.
Insistere, da parte della Regione Molise, nella determinazione di voler ridurre l’attività delle strutture sanitarie private determina:
• Chiusura dell’attività o, quantomeno, dimezzamento e rischio per l’occupazione;
• Chiusura della attività di ricerca ove sono impegnati circa 350 ricercatori (molti rientrati dall’estero);
• Lesione del diritto di libera scelta del paziente, costituzionalmente prevista;
• Conseguenze sul bilancio regionale che andrebbe in saldo negativo della mobilità;
• Costi sociali e disagi per i cittadini molisani e delle regioni del sud che dovranno emigrare al nord.
In ultimo e non meno importanti contribuiscono alla crescita del sistema sanitario molisano anche le diverse strutture più piccole, quali Villa Maria, Villa Esther, IGEA Medica, Centro Radiologico Potito e Centro Oculistico Laurelli che oltre ad attrarre pazienti da fuori regione garantiscono l’erogazione di prestazioni sanitarie di qualità ai cittadini molisani”.
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