Massacri delle foibe, una pagina di sangue ignorata per quasi 60 anni. “Memoria sia monito contro odio e indifferenza”. I messaggi della politica

E’ il Giorno del ricordo, data scelta per rendere omaggio alle vittime dei massacri delle foibe, così come alle popolazioni costrette all’esodo giuliano dalmata. Istituito con la legge 30 marzo 2004 n. 92, fa riferimento al 10 febbraio 1947, quando fu firmato il trattato di Parigi, che assegnava alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia. Sia durante che dopo la seconda guerra mondiale, furono diversi gli eccidi nei confronti di civili e militari italiani presenti in questi territori e imputati a partigiani e servizi segreti jugoslavi. Molti corpi vennero gettati negli inghiottitoi carsici che nella Venezia Giulia erano appunto chiamati col nome di foibe. In alcuni casi le vittime erano ancora in vita, con gli arti legati, da sole o insieme a persone già morte. L’impatto con il terreno sottostante risultava fatale a chi fosse ancora vivo.

Micone: “Chiamati a ricordare e captare i pericolosi segnali di intolleranza nella società attuale”.
In occasione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giulianodalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, il Presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, ha dichiarato: “Ricordare per fare memoria. Ricordare i diversi eventi che caratterizzarono la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale, per tenere viva la memoria di quanto l’uomo possa fare al suo simile se avvelenato dall’odio politico e nazionalistico, e in preda alla violenza e alla voglia di sopraffare, umiliandolo, l’altro. A questo alto esercizio siamo chiamati oggi, sia per onorare coloro i quali persero la vita e furono brutalmente torturati in quegli anni dalle compagini titine, sia per ricordare le centinaia di migliaia di esuli che, oltre ad essere privati dei loro cari, persero la propria casa e dovettero iniziare una peregrinazione umiliante e dolorosa in tante parti d’Italia. Ma dobbiamo tenera viva la memoria di quegli accadimenti anche perché da essi ci deve venire la forza, l’intelligenza e il discernimento necessari a leggere nella società attuale i segnali e i sintomi dell’odio e dell’intolleranza per chi la pensa diversamente da noi. Segnali e sintomi che purtroppo ancora oggi, in maniere più o meno percettibile, si manifestano in tante parti della nostra società e che abbiamo il dovere di saper innanzitutto riconoscere, quindi trattare ed affrontare con le armi della persuasione, della promozione dei diritti costituzionali e di una vigile tolleranza che garantisca a tutti e a ciascuno di esprimersi pienamente, non apportando mai, e per nessun motivo, danni di qualsiasi tipo gli altri. Dunque, come Consiglio regionale, come consesso in cui trovano confronto e in alcuni casi contrapposizione le diverse opinioni e le differenti visioni politiche, facciamo insieme memoria del passato per costruire insieme a tutti i cittadini e alle diverse parti della comunità molisana, un futuro più giusto e capace di garantire ad ognuno gli spazi espressivi, nei limiti del rispetto che si deve alle persone e alle istituzioni democratiche”.

Il presidente della Regione, Toma: “Verità per troppo tempo negata”.
“Le ideologie razziste dei regimi dittatoriali, sfociate nei crimini aberranti perpetrati a metà del Novecento, echeggiano ancora nelle pieghe più dolorose della storia della nostra patria.
Nel Giorno del Ricordo, quello in cui riemerge dall’oblio l’orrore delle foibe, un senso di nausea pervade le nostre coscienze. Sentiamo ancora forte l’odore putrido di quei comportamenti deviati e perversi, fondati sull’umiliazione dell’altro, sullo stupro delle povere anime che patirono il più atroce dei supplizi.
Erano cittadini del mondo, come noi. Migliaia di italiani dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia. Donne e uomini privati di qualsiasi forma di dignità umana, degli affetti, della vita. Ma non di quel valore universale insito nel loro sacrificio, che tutti noi, oggi, abbiamo il dovere di restituire al presente sotto forma di avvertimento.
Per lungo tempo la barbarie delle fosse comuni nel sottosuolo del Carso, dove una quantità enorme di nostri connazionali fu gettata dopo essere stata torturata e assassinata dalle milizie del regime di Tito, è stata negata alla verità storica. Ma quelle violenze inenarrabili sono parte del patrimonio generico dell’Italia repubblicana, di una memoria del sé e del noi nel tempo, che dobbiamo custodire collettivamente con responsabilità, amplificandola, tramandando la consapevolezza di quell’infamia, alle nuove generazioni. E’ un impegno civile cui non potremo mai sottrarci, come ineludibile dovrà essere il desiderio di conoscere e approfondire il nostro passato, quello felice e quello che ancora oggi ci atterrisce.
Ricordo, cordoglio e meditazione ci guidino in questa giornata e oltre, in Molise e ovunque nel mondo. Fuori dal buco nero delle foibe, fuori da qualsiasi condotta violenta e forma di prevaricazione, di oppressione del singolo, di un popolo o dell’intera umanità”.

Il presidente della Provincia di Campobasso, Roberti: “Abbiamo imparato poco dal passato”.
“Il Giorno del Ricordo come la Giornata della Memoria: due momenti di riflessione per rievocare due tra le più tragiche e tristi pagine del ‘900 e far sì che certi simili avvenimenti non avvengano mai più.
Le Foibe ci ricordano l’eccidio di migliaia di persone gettate nelle foibe dalle milizie della Jugoslavia comunista e l’esodo di circa 250mila italiani dall’Istria.
Una storia andata nell’oblio per 60 anni, fino all’istituzione nel 2004 del Giorno del Ricordo.
Il nostro pensiero va oggi alle migliaia di vittime e ai loro familiari. Sicuramente le sofferenze non potranno essere cancellate, ma l’odio e il risentimento sì.
Rispetto, collaborazione e dialogo tra i popoli e le Nazioni devono contraddistinguere le politiche di pace, lasciando alle spalle ogni ipotesi di forza e prepotenza.
Ancora oggi sono tante le guerre e, ormai, assistiamo da un anno a un conflitto nel cuore dell’Europa con le tante tristi e tragiche storie connesse.
Evidentemente ancora nel XXI Secolo abbiamo imparato poco degli errori del passato. Per questo, dobbiamo rivolgerci alle giovani generazioni, che ben guidate sicuramente sapranno aprire la mente per una nuova cultura di pace, civiltà e solidarietà tra i Paesi”.

Della Porta e Lancellotta: “Parlare sempre con i giovani degli eventi tragici della storia”.
In occasione del Giorno del Ricordo, che si celebra il 10 febbraio, il messaggio dei parlamentari di Fratelli d’Italia, il Senatore Costanzo Della Porta e l’Onorevole Elisabetta Lancellotta. “In primis, il ricordo di tutti noi va alle migliaia di vittime dei massacri delle Foibe da parte dei partigiani comunisti (la tecnica di eliminazione nelle foibe era già stata collaudata e praticata dalle bande partigiane di Tito nella prima invasione dell’Istria, dopo l’8 settembre 1943, ndr) e all’esodo giuliano-dalmata – il pensiero dei parlamentari molisani di Fratelli d’Italia. – Partiamo sempre dal presupposto che il ricordo e l’analisi storiografica degli eventi, che hanno scandito il nostro passato, siano elementi indispensabili per non commettere nuovamente gli stessi errori. Gli avvenimenti tragici della storia vanno ricordati, parlandone e riflettendone con i più giovani, affinché si comprenda come la prepotenza sia da tenere lontana in ogni ambito della nostra società – hanno proseguito Della Porta e Lancellotta. – L’analisi degli eventi della nostra storia è un impegno di civiltà, anche perché, come sappiamo la storiografia ha iniziato a parlare delle Foibe con un ritardo di 60 anni, fin quando in Italia con la legge numero 92 del 30 marzo 2004 fu riconosciuta ufficialmente questa tragedia, istituito il Giorno del Ricordo e riportata alla memoria di tutti una pagina nera della storia del ‘900”.

L’eurodeputato Patriciello: “Sciagura nazionale ignorata per anni”.
“È triste pensare alla sorte toccata a tanti, troppi italiani in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia nel corso della seconda guerra mondiale: vittime prima della follia nazionalista e poi, nei decenni successivi, del pregiudizio ideologico che ne ha soffocato la memoria.
Una sciagura nazionale sottovalutata e ignorata per anni, diventata finalmente storia condivisa e accettata grazie all’instancabile tenacia degli esuli e dei loro discendenti. Oggi, per fortuna, non è più così. Ma la memoria senza consapevolezza rischia di essere solo vuota retorica.
Ecco perché il Giorno del ricordo e la tragedia delle foibe sono pagine di storia che meritano di essere lette per intero.
Per non dimenticare. Mai”.

L’assessore regionale Calenda: “Quel dramma sia monito quotidiano contro ideologie e regimi totalitari”.
“10 febbraio “giorno del Ricordo”, istituito dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere un’altra brutta pagina della nostra storia recente: le orrende sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Popolazione che, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, conobbe il tragico destino di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.
Che significò una persecuzione contro gli italiani, una vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.
Ecco, allora, la tragedia delle Foibe che – con l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia – fanno parte di una drammatica pagina della storia del nostro Paese e dell’Europa.
Una sciagura nazionale che pesò sulle spalle dei profughi, vittime purtroppo di comportamenti non isolati di odio e ostilità.
Le Foibe sono un altro triste capitolo della storia che dopo anni di silenzio è entrato a far parte, doverosamente, nella dignità della memoria.
Perché è proprio la mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi che spesso di insegnano i valori deprecabili dell’odio, della discriminazione e della vendetta.
Rivolgo quindi un pensiero commosso e solidale alle vittime di quella persecuzione, perché anche il loro dolore e la loro sofferenza non siano mai dimenticati.
Questa fetta di storia è un monito contro le ideologie e i regimi totalitari che opprimono i cittadini, negano i diritti fondamentali della persona, favoriscono inqualificabili discriminazioni.
Quindi nostro dovere è rafforzare gli istituti della democrazia e le iniziative che tendono a promuovo pace e collaborazione. Dialogo e amicizia tra i popoli”.

Merola: “Intitolare strada o spazio pubblico ai martiri delle foibe”.
“Il Giorno del ricordo” è una ricorrenza italiana, celebrata il 10 febbraio, per evidenziare i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata.
La giornata, è stata istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92
“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale ‘Giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Con queste parole si istituisce il ricordo di uno degli avvenimenti più dolorosi, e spesso divisivi, della storia italiana.
Il giorno 10 febbraio è stato scelto perché in quella data, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, fino ad allora appartenuti all’Italia.
Con il ritorno di questi territori alla Jugoslavia ci fu un vero e proprio massacro dei cittadini di nazionalità italiana con una rappresaglia feroce e una vera e propria pulizia etnica: prigionia, campi di lavoro forzato e morte nelle foibe, cavità naturali profonde anche centinaia di metri. Molti altri furono trucidati dall’esercito jugoslavi di Tito. In totale le vittime furono circa 20.000 tra uomini, donne anziani e bambini. Molti altri scapparono e da qui si ricorda il grande esodo che coinvolse tra 250mila e 350mila persone.
Il circolo Fratelli D’Italia di Venafro, scevro da qualsiasi appartenenza politica e partitica, lo scorso anno chiedeva – al Sindaco Avv. Alfredo Ricci e alla sua Giunta Comunale, l’Intitolazione di una strada, un parco o uno spazio pubblico ai “MARTIRI DELLE FOIBE”. Risposte non sono ancora arrivate ma, la storia che non può essere cancellata, neppure a distanza di molti decenni, chiede che questi martiri vengano degnamente ricordati in tutto il nostro Paese. Troppo tempo è passato e troppo si è tenuta nascosta la verità su quelle vittime innocenti che furono giustiziati o costretti all’esilio, colpevoli solo perché Italiani.
Nonostante il lungo lasso di tempo trascorso dal giorno della nostra richiesta, nessuna risposta è pervenuta al proponente Circolo e nessuna decisione è stata presa in proposito
Dunque anche questo 2023, latitante l’istituzione comunale, il ricordo avviene solo nelle scuole che a Venafro come altrove contribuiscono a non far dimenticare questo martirio.
COORDINAMENTO CITTADINO FDI VENAFRO
Avvocato Franco Macerola”

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