Solo due medici nel carcere di Larino, la Garante dei Diritti: “Troppo pochi, coinvolgerò Regione e Governo”

La Garante Regionale dei Diritti della Persona, Paola Matteo, ha fatto visita martedì 14 febbraio al carcere di Larino, ricevuta dalla direttrice Antonella De Paola e dai vertici della Polizia Penitenziaria e dell’Area Educativa. Un confronto proficuo sulle tematiche più urgenti riguardanti la casa circondariale della cittadina bassomolisana e del sistema carcerario più in generale. “Dopo aver incontrato i vertici delle carceri di Campobasso e Isernia, ho avuto modo di conoscere da vicino anche la realtà carceraria di Larino”, il commento della Garante Paola Matteo, la cui funzione è anche quella di fungere da tramite tra la realtà carceraria e il mondo esterno. Sono 146 i detenuti reclusi nel carcere di Larino, che contempla al proprio interno una sezione per detenuti Alta Sicurezza. “La caratteristica del carcere di Larino – ha proseguito la professoressa Paola Matteo – è il fatto di essere una struttura aperta con spazi educativi, all’interno dei quali si portano avanti diversi progetti. Di rilevante importanza è la convenzione con l’Università degli Studi del Molise e la possibilità di seguire i percorsi di studi degli Istituti Scolastici dell’Alberghiero e dell’Agrario. Questo pone il carcere di Larino quale struttura altamente scolarizzata, tesa, grazie alle competenze che si acquisiscono, a porre le basi per il recupero sociale, la rieducazione del detenuto e la possibilità di avere la necessaria preparazione per trovare lavoro una volta fuori dalla realtà carceraria. Abbiamo evidenziato, nel corso dell’incontro, anche un altro aspetto particolarmente sentito all’interno del sistema carcerario, relativo alla mancanza di medici e personale sanitario – ha evidenziato Paola Matteo. – Nella casa circondariale di Larino sono presenti solo due medici, in mancanza dei quali occorre rivolgersi al servizio di Guardia Medica o del 118, con i relativi rischi e costi per assicurare la scorta quando il detenuto deve uscire dal carcere per le cure sanitarie. Questo è un problema per il quale occorre coinvolgere il Governo nazionale e regionale, affinché si arrivi alla risoluzione dell’annosa questione, che va di pari passo con la carenza del personale di Polizia Penitenziaria, i cui agenti svolgono un lavoro altamente usurante, acuito da un inidoneo numero di agenti all’interno delle carceri”.

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