All’origine del massacro delle foibe, anni di violenze contro gli italiani nella Venezia Giulia, la lezione di Menia e Piloni agli studenti

Il massacro delle foibe e l’esodo della popolazione giuliano dalmata alla fine del secondo dopoguerra non solo appartengono ad un dramma storico del nostro Paese riconosciuto tardivamente, ma sono il culmine di fatti risalenti a diversi anni prima, anni segnati da violenze, atti terroristici, omicidi, ai danni della popolazione e delle forze dell’ordine nella Venezia Giulia, considerata – storicamente – appartenente alla penisola e all’identità italiane sin dall’Impero Romano, ma anche degli slavi emigrati verso l’Italia, ritenuti traditori. Interessanti e preziose le relazioni tenute da Emanuele Piloni, coordinatore dell’Unione degli Istriani per la Regione Marche e grande studioso in materia, e dal senatore Roberto Menia, padre della Legge che istituisce il Giorno del Ricordo e autore del libro “10 Febbraio, dalle Foibe all’esodo”, nell’auditorium della Gil di Campobasso questa mattina davanti ad una platea di studenti del capoluogo.

L’invito ai ragazzi è stato quello di studiare ed approfondire questa parte della storia, soprattutto perché oggi si ha l’opportunità di conoscerla a scuola, al contrario delle generazioni a cui appartengono molti degli intervenuti oggi nell’ambito del convegno. Una ricostruzione dell’italianità adriatica orientale nell’Ottocento e Novecento, l’italianità sradicata per mano delle associazioni paramilitari al servizio del nascente regno jugoslavo, raccontati tramite episodi noti o sconosciuti, hanno costituito il tema di un dramma che va approfondito al di là della Giornata del Ricordo. Le relazioni sono state precedute dal rappresentante dell’Unione degli Istriani in Molise, Gianni Meffe, e da vari rappresentanti istituzionali, come l’Ufficio Scolastico Regionale, il messaggio della deputata Elisabetta Lancellotta (assente per motivi di salute), il senatore Costanzo Della Porta, il presidente della Regione, Donato Toma, il presidente della Provincia di Isernia, Alfredo Ricci, e il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, Vincenzo Cimino.

Toma: “Importante riflettere e tramandare la verità storica”.
“Con l’approfondimento di oggi sui massacri delle foibe diamo un seguito alle iniziative messe in campo il 10 febbraio, ovvero nel Giorno del Ricordo, da cittadini, associazioni e istituzioni. E’ importante fare da cassa di risonanza a quei messaggi e rafforzare le fondamenta di una società che respinge qualsiasi forma di prevaricazione, di oppressione, di ideologia folle e perversa”. Lo ha detto il presidente della Regione Molise Donato Toma intervenendo questa mattina al convegno ‘I massacri delle foibe e l’esodo Giuliano Dalmata’ organizzato a Campobasso dall’Unione degli Istriani.

Presenti nell’auditorium Gil circa 200 studenti di alcune classi del Liceo Statale ‘Galanti’, dell’I.I.S. ‘Pilla’ e dell’I.S.I.S. ‘Pagano-Manzù’, cui il presidente ha detto: “Quella vicenda dolorosa e raccapricciante rappresenta un costante avvertimento per noi, per voi e per l’umanità, come un faro accecante che punta dritto nei nostri occhi, che scuote in perenne memoria le coscienze di tutti. Quel bagliore è il sentimento di sdegno profondo, evocato dal valore universale del sacrificio di chi è stato privato della dignità, umiliato, annientato nell’anima, infine trucidato. E’ una pagina nera di storia, la nostra storia – ha detto ancora Toma. – L’improvvido ritardo con il quale tanta infamia è stata letteralmente dissotterrata dall’oblìo ci impone di affrontare il presente proprio come facciamo qui oggi, vale a dire tenendo il libro sempre aperto, leggendo per capire, assimilare. Solo in questo modo saremo capaci di non correre più il rischio di negare la verità storica e di onorare degnamente il ricordo di chi ha patito uno strazio senza fine. Entriamo dunque nelle pieghe di quegli eventi e gridiamo, ancora una volta, il nostro ‘no’ alla follia umana e al razzismo. Cancellare l’orrore di quei giorni non è possibile, ma, insieme, possiamo ridare un senso al presente e, soprattutto, al nostro futuro” ha concluso.

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