Il processo per l’omicidio del 38enne campobassano Cristian Micatrotta entra nel dettaglio. Nell’aula della Corte d’Assise “Giovanni Falcione” del Palazzo di Giustizia di Campobasso questa mattina sono stati ascoltati i primi testimoni che dovranno agevolare i giudici popolari ad emettere, al termine dell’istruttoria, il giudizio a carico di Giovanni De Vivo, imputato e oggi presente all’udienza, accompagnato dagli agenti della Polizia Penitenziaria del capoluogo. Sono stati perciò ripercorsi i drammatici momenti immediatamente successivi all’accoltellamento – avvenuto la vigilia di Natale del 2021 in via Vico, a Campobasso – attraverso le parole di due carabinieri, del medico e dell’infermiera del 118 che hanno provato a salvare la vittima, e di un residente di via Vico che ha raccontato di essersi affacciato alla finestra dopo essere stato attirato dalle urla e di aver visto le sagome di quattro persone, uomini, di cui due nel parcheggio dell’attività Acqua & Sapone mentre si strattonavano e altri due in disparte, uno reggeva l’altro, con una mano al collo probabilmente per tamponare una ferita. L’accoltellamento si è verificato presumibilmente appena qualche metro più in là, all’incrocio tra la strada principale e l’immissione nella traversa residenziale che conduce anche ad “Acqua & Sapone”, ossia dove è stata rinvenuta la pozza di sangue. Il personale del 118, infatti, nel riportare in aula i dettagli di quella tragica sera, ha aggiunto come si sia reso conto successivamente di quanto sangue avesse perso Cristian. Una delle testimonianze comuni e riportate questa mattina riguarda l’accusa che venne lanciata, all’arrivo di ambulanza e militari sul posto, da uno degli altri due ragazzi presenti contro Giovanni De Vivo. “E’ stato lui, prendetelo. E’ lui che gli ha inflitto la coltellata”, indicando un coltello che si trovava sull’asfalto, poi sequestrato dagli inquirenti. De Vivo verrà poi portato via per essere ascoltato, visitato e dichiarato in stato di fermo. Durante la successiva perquisizione da parte dei Carabinieri del Norm a casa dell’imputato, avvenuta alla 6 di mattina del giorno di Natale, non vennero rilevati elementi particolarmente utili alle indagini, né rinvenuti coltelli simili a quello considerato l’arma del delitto. “Pensiamo che siano chiari sia la dinamica che il responsabile”, ha affermato l’avvocato Roberto D’Alosio, che rappresenta i familiari della vittima. “E’ stato un omicidio brutale rispetto al quale dobbiamo ora solo capire quanto tempo prima fosse stato premeditato”. Per uno dei difensori dell’imputato, l’avvocato Mariano Prencipe, “De Vivo non ha opposto resistenza e ha collaborato sin da subito, per cui non capiamo perché le esigenze cautelari si basino sul pericolo di fuga”. Inoltre ha sottolineato come “non siano state effettuate le perquisizioni domiciliari e personali nei confronti delle altre persone presenti, oltre che su De Vivo; elemento importante per valutare la genuinità degli accertamenti che sono stati effettuati”. La prossima udienza è fissata al 30 marzo. Su richiesta del pm Elisa Sabusco, saranno ascoltati gli altri due ragazzi presenti al delitto, altri due carabinieri e il medico legale che ha effettuato l’autopsia.
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