Francesco Jovine, il mentore molisano della scrittura da viaggio, con i suoi romanzi, ci ha offerto un’appassionata descrizione della realtà contadina fatta di parole e gesti, di tradizioni e di duro lavoro nei campi, di sofferenze e ingiustizie.
Ci ha raccontato, attraverso il suo celebre romanzo “Le Terre del Sacramento”, il dramma delle terre lasciate incolte dai latifondisti e, nel contempo, la miseria delle migliaia di contadini poveri senza terra, alla disperata ricerca di mezzi di sussistenza. Come narrato nel romanzo, la lotta per la terra fu contrassegnata da numerosi eccidi sia nel ventennio fascista (es. Marcegaglia – Gioia del Colle 1920) che nella fase immediatamente successiva (es. Melissa nel 1949).
Lotte alle quali seguirono i “Decreti Gullo” (che prevedevano l’assegnazione delle terre incolte ai contadini associati richiedenti – 1944/1945) e, soprattutto, l’art.44 della Costituzione al quale seguì, dopo l’eccidio di Melissa (1949), la “Riforma Agraria” (1950) che, seppur in forma tardiva e incompleta, diede una prima e importante risposta alle richieste del “mondo agricolo”.
Come lo stesso Jovine scriveva, “io ho raccontato questa storia nei suoi aspetti recenti, ma vi ho riconosciuto i segni di un dramma secolare”. Il ricordo è essenziale per poter garantire conoscenza.
Attraverso la mostra “F. Jovine: storia, narrazione letteraria e valori costituzionali”, nell’incontro dell’otto marzo, svoltosi presso il centro sociale cittadino, l’introduzione di Giorgio Gagliardi, la lezione magistrale del prof. Antonio Mucciaccio, che spaziando nell’intimo del racconto (“Le Terre del Sacramento”) di Francesco Jovine, grazie al suo ultimo lavoro di ricerca e di saggistica, hanno favorito, alla folta platea di giovani dell’omnicomprensivo di Guglionesi, quel tempo che fu di lotte per la terra che, inopinabilmente, segnarono quegli anni. Contestualizzando la storia con la magia della musica di Lino Rufo, si è focalizzato l’incontro attraverso alcune figure di spicco del periodo, il contesto storico degli avvenimenti e la faticosa costruzione delle prime “forme organizzate” (cooperative e leghe bracciantili bianche e rosse) tese a creare lavoro e a dare dignità allo stesso.
In questo senso, la storia di Giuditta Levato diventa particolarmente significativa e concorrente alla simbiosi con il personaggio di Jovine, Luca Marano, entrambi uccisi per il loro impegno nel rivendicare il diritto di coltivare i terreni agricoli lasciati incolti dai latifondisti e la loro volontà di non lasciarsi vincere dall’ingiustizia. Esempi da ricordare non solo in occasioni quali quella dell’8 marzo. L’incontro, organizzato dal Parco Letterario e del Paesaggio “F.Jovine”, dai circoli Arci e Anpi “Primo Levi” di Guglionesi, con il supporto del Comune di Guglionesi e dell’istituto Omnicomprensivo della Città Basso molisana, ha visto momenti di alta partecipazione da parte dei ragazzi intervenuti. All’incontro, oltre i citati relatori, moderati da Maurizio Varriano, il sindaco della Città, Mario Bellotti, accompagnato da parte della sua amministrazione. Presenza favorevole quella dei docenti dell’Istituto scolastico. Nel considerare un vero e proprio saggio storico, il volume scritto dal prof. Mucciaccio, dal titolo “Il Cantore dei Contadini”, riporta al centro la verità sulla dubbia posizione geografica delle Terre del Sacramento. Smentita senza possibilità di appello la favola che vuole le terre del sacramento individuate in provincia di Isernia e precisamente nella Isernia che magicamente si pone anche all’attenzione di un falso mito storico, acclarato dai più, quale la visita di Papa Celestino. La storia è sicuramente una forza trainante ai fini culturali, la certezza degli avvenimenti, ancor di più. Romanzarla a fini turistici o meramente di propaganda è cosa buona e giusta ma, senza certezze, meglio fare di essa una bella manifestazione folklorica. In virtù di verità nascoste e di pensieri di libertà, l’incontro si è chiuso con una strepitosa “ Bella Ciao” che cantata da tutti i presenti in sala ha fatto la eco al forte vento che rumoreggiava scandendo in se e nell’etere, una della ballate più belle e libere che mai l’uomo ebbe a scrivere.
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