Nell’imminente fine settima si passerà dall’ora solare all’ora legale. In particolare tra sabato 25 marzo e domenica 26 marzo – formalmente alle ore 3 – sarà necessario spostare le lancette dei propri orologi analogici e reimpostare quelli digitali di un’ora avanti. Perderemo, quindi, un’ora di sonno. L’ora legale viene scelta dai singoli Stati, anche con l’obiettivo di risparmiare energia elettrica. In Italia sono stati due i passaggi fondamentali. Fece la sua comparsa nel 1916, quando il nostro Paese era impegnato nella prima guerra mondiale, proprio per esigenze di risparmio. Quindi venne (re)introdotta con un decreto legge, il n. 530 del 1965. Per questo è stata denominata ora “legale”. Peraltro è stato scelto di applicarla in un giorno festivo per permettere a molti (almeno coloro che non lavorano la domenica) di adattarsi al cambiamento. Sono noti, infatti, i disturbi che una parte della popolazione soffre a causa del cambio dell’ora nei primi giorni successivi ad esso.
Ora legale, c’è chi vorrebbe lasciarla per tutto l’anno.
Oltre due terzi degli imprenditori (67 per cento) sarebbe favorevole a lasciare l’ora legale tutto l’anno. È quanto emerge da una ricerca dell’organizzazione datoriale Unsic – con quasi quattromila sedi in tutta Italia – condotta tra i propri associati alla vigilia del ritorno dell’ora legale nella notte tra sabato 25 e domenica 26 marzo. Nel prossimo weekend le lancette dell’orologio andranno spostate un’ora avanti.
Il dibattito sulla possibilità di mantenere l’ora legale tutto l’anno, sia per sfruttare ulteriormente i benefici sia per attenuare gli effetti negativi del cambio d’ora, è attivo da anni. L’accentuarsi della crisi energetica ed economica ha però ampliato notevolmente il fronte dei favorevoli. Tanto che numerose petizioni riscuotono sempre più successo.
“Mantenere l’ora legale tutto l’anno determinerebbe un doppio beneficio: da una parte eviterebbe il cambio d’ora due volte l’anno, che studi scientifici correlano a problemi di salute, per quanto modesti; parallelamente permetterebbe di risparmiare sui consumi energetici, con ricadute benefiche su tutto l’ambiente – sottolinea Domenico Mamone, presidente dell’Unsic. – Un altro fattore positivo, che evidenziano i nostri associati, riguarda la spinta al turismo, realtà economica sempre più strategica in tutte le regioni italiane. A ciò aggiungerei un quarto elemento, importante in questa fase postpandemica: la possibilità di accrescere le occasioni relazionali, un’esigenza avvertita soprattutto dai più giovani, che hanno patito in modo drammatico le restrizioni del lungo periodo pandemico”.