La notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 resterà purtroppo un ricordo indelebile per gli italiani, fatto di dolore, rabbia e monito per il futuro. Non solo gli abruzzesi, che hanno subito nel cuore della loro regione l’evento catastrofico del terremoto contando il maggior numero di vittime, ma un intero popolo ha vissuto quel dramma, considerando anche la presenza di tante persone di altre regioni, alcune delle quali hanno perso la vita. A L’Aquila morirono sotto le macerie anche 6 molisani. “E’ ancora forte il dolore per i lutti e la distruzione causati dal terremoto dell’Aquila, una tragedia terribile che riaprì, in noi molisani, la ferita inferta dal sisma di San Giuliano di Puglia”, il commento del governatore del Molise, Donato Toma. “Morirono anche sei molisani, quattro dei quali, Danilo, Elvio, Michele e Vittorio, vivevano nel capoluogo abruzzese come studenti. A loro, e a Luana ed Ernesto, gli altri corregionali vittime della potentissima scossa va oggi, 14 anni dopo, il mio pensiero e, ne sono certo, quello di tutti i molisani. Sentiamo il vuoto scavato da quelle vite spezzate prematuramente, dal dolore delle famiglie, degli amici e dallo sgomento delle comunità di provenienza.
Il Molise condivide tanto con l’Abruzzo, purtroppo anche la forte sismicità del territorio. Ne abbiamo avuto riprova pochi giorni fa con la scossa tra Montagano e Campobasso. Imparare a convivere con le tensioni che si sprigionano dalla terra sulla quale camminiamo, viviamo, costruiamo il futuro, vuol dire saper cogliere tutti gli aspetti che tali tragedie portano alla nostra attenzione. La Regione Molise continuerà a fare la sua parte, in fase di programmazione e in termini di capacità operativa nelle fasi di emergenza, così come avvenne in quei giorni grazie all’impegno straordinario della nostra Protezione Civile. Fummo tra i primi a giungere all’Aquila con operatori capaci di allestire rapidamente un campo con tende, cucina, servizi igienici. C’erano 600 sfollati nella struttura messa in piedi nella frazione di Arischia. Notevole fu anche il supporto psicologico per quelle persone, tutti segnali di sensibilità, generosità e organizzazione, segnali che non cancelleranno mai la sofferenza ma che ci sono di conforto e ci investono di una responsabilità enorme per la generazione di oggi e per quelle future.”