Ogni cosa, che sia immagine o parola, trasferisce emozioni, gradimento, osservazioni, contestazioni, favori, opinioni favorevoli o contrarie. Sabato e domenica appena passate, hanno visto Guardialfiera protagonista sulla rete TV2000 con un documentario che ha favorito la divulgazione emozionale delle vicende letterarie di Francesco Jovine nei racconti più conosciuti e meno, dove Guardialfiera e la sua gente, quella della restanza, ha manifestato la sua gioia di essere ancora memori e concittadini di un condottiero della libertà, della generosità, della bellezza, dell’identità più radicale. Una trasmissione vera testimoniata dal sindaco Vincenzo Tozzi, dal nuovo parroco di nazionalità indiana, da Giuseppina, Vincenzo Di Sabato, decano e unico ancora vivente che ha convissuto gioie e dolori di un Francesco Jovine giovane scrittore. Lo spaccato sul parco letterario e del paesaggio ha visto la musica di Lino Rufo rompere schemi e dettare parole di sano racconto da parte di Maurizio Varriano, rispettivamente vice e presidente del Parco Letterario intitolato allo scrittore, saggista molisano. Tutto magistralmente posto a regia da Mario Placidini e da immagini che hanno reso l’idea di una località che fascinosamente si è conservata nel tempo. Ma inaspettata, oltre la vertiginosa percentuale di share, è arrivata la soddisfazione di un decano del turismo italiano: Raffaele Iannucci. Difficile non ricordarlo per le sue eccellenti riviste, tra tutte PleinAir. Raffaele, originario di Casacalenda, amico sincero di Vincenzo Di Sabato e di un Molise sempre ad egli caro, subito dopo aver seguito la trasmissione ha voluto far sentire la sua voce e lo ha fatto inviando una missiva dal sapore autentico, senza fronzoli e di pura poesia. La missiva inizia salutando l’amico di sempre porgendo egli una stretta di mano simbolica con un plauso di gioia: “Caro Vincenzo, hai chiuso il documentario su Guardialfiera con parole che sono la voce del cuore e il tesoro dell’appartenenza al luogo, alla sua essenza. In sintesi, le voci di dentro che emergono come le margherite all’arrivo della primavera. Il documentario? Non sono un critico televisivo ma da semplice spettatore ho trovato il costrutto editoriale disegnato con una chiara aderenza ai valori del luogo o, meglio ancora, alle risonanze del borgo. Mentre scorrevano le immagini si sono risvegliati in me le voci dei ricordi, il nome di una località che, imparando a leggere, vedevo con le sue lettere maiuscole scritto sulla facciata della stazione ferroviaria “ Casacalenda/Guardialfiera”. Sensazioni che, alla chiusura della trasmissione, sono emerse nella mia mente e mi sono sentito sdoppiato, cioè un Raffaele di allora che racconta al Raffaele di oggi”. Parole, quelle di Raffaele Iannucci che suonano come la campana più antica al mondo ed ancora tintinnante posta sulla Cattedrale di Guardialfiera, come quel campanile che echeggia il vociare di gente nobile d’animo e laboriosa nel corpo che ancora trovasi in Città e nel Molise più interno. Parole scritte con la passione di chi non cancella ricordi e favorisce riflessioni e qualche giusta critica costruttiva. Non a caso la missiva continua : Ho rivisto la corriera che univa Casacalenda a Guardialfiera e che accoglieva coloro che arrivavano in treno e li traghettava lungo il percorso con una successione di curve verso il vicino borgo.
Iovine? La prima volta che ne sentii parlare fu nella Casina, il circolo dei “signori”. Oggi è arrivato Iovine, dicevano quando tornava da Roma e percepii che si trattava di una persona importante. Non ne sapevo di più ma orecchiando in quei conversari (sono stato sempre molto curioso) immaginavo questo signore come un importante giornalista e uno scrittore di successo. Le mie idee furono più chiare quando (lo ricordo perfettamente) vidi sulla scrivania di un cugino di mia madre, il dott. Tata, tornato a vivere a Casacalenda dopo carriera di prima fila nella Shell a Genova. Il libro aveva la copertina con un riquadro verde ma quello che più mi sorprese fu il nome dell’autore. Il titolo? Signora Ava.” E poi il ricordo di un accadimento sconosciuto: “Un giorno Loreto venne da noi e con amarezza, ai confini del disgusto, disse che il giorno precedente aveva visto Iovine distribuire il giornale Unità a piazza del Popolo. Ricollegai il nome alla mia lettura e, da tanti piccoli episodi che mi venivano illustrati mi resi conto delle sue grandi qualità di scrittore, di giornalista, di educatore e di uomo”. Questo regalo ci porta a pensare che forse ancora c’è tempo per spazi culturali e rinascita di pensieri volti al guardo lungo e profondo, senza dogmi ma pieni di racconto.
I ricordi sono come il filo della matassa che diventa coperta, essi possono essere il bandolo della matassa stessa e riportar le genti alla consapevole grandezza di una terra mai doma e sempre pronta a sfidar le lingue maledette di un fuoco dall’ardente smania di morte.