La Suprema Corte di Cassazione, all’esito dell’udienza tenutasi l’8 giugno, ha accolto il ricorso presentato dai difensori di Irma Forte avverso il provvedimento del Tribunale del Riesame di Campobasso che, su richiesta della Procura della Repubblica di Isernia, aveva disposto per l’indagata – attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa dell’omicidio del marito Carlo Giancola, avvenuto fra le mura domestiche a Santa Maria del Molise la vigilia di Natale 2022 – la custodia cautelare in carcere sul presupposto della sussistenza del pericolo di reiterazione del reato.
I giudici di legittimità hanno annullato con rinvio il provvedimento restrittivo della libertà, disponendo una nuova valutazione della vicenda dinanzi a una diversa Sezione dello stesso Tribunale del Riesame di Campobasso.
I difensori dell’indagata, gli avvocati Demetrio Ruvellino e Giuseppe De Rubertis, pur riservandosi ogni più approfondita valutazione dopo la lettura delle motivazioni della Cassazione, esprimono soddisfazione per la decisione dei giudici di legittimità, ritenendo che “in tal modo, sono state riconosciute le ragioni della difesa, in più di un’occasione condivise anche dal GIP del Tribunale di Isernia, secondo cui la vicenda omicidaria va inquadrata in una complessa dinamica familiare connotata da anni di vessazioni e sofferenze subite dalla loro assistita ad opera della vittima del reato.”
La stessa vicenda, ancora in fase di accertamento, per i difensori, non giustifica il giudizio di pericolosità sociale dell’indagata espresso, dapprima dal P.M. e poi dal Tribunale del Riesame, e non è tale, pertanto, da legittimare il ricorso alla custodia cautelare in carcere, quale misura applicabile solo a casi estremi, comunque diversi da quello che ha interessato la propria assistita.