E’ stato un importante punto di riferimento, anche per MoliseCinema. Con grande dolore, scrivono i referenti della nota kermesse che si svolge in estate a Casacalenda, accogliamo la notizia della scomparsa di Paolo Di Paolo, origini larinesi, tra i più importanti fotografi italiani del Novecento. E’ morto nel suo Molise da dove era emigrato con la famiglia da bambino. Quel Molise che ha sempre amato ma che è riuscito a riscoprire solo negli ultimi anni di vita, come ebbe a dire in un’intervista rilasciata in occasione del suo primo contatto con il Festival. “Era l’estate del 2016 – spiega il direttore artistico del Festival, Federico Pommier – e, già in quella occasione, potemmo apprezzare la cortesia e la vivida intelligenza, nonché la sensibilità di un uomo che si rammaricava del fatto ‘di non aver vissuto abbastanza il suo Molise”.
Nella circostanza, una mostra fotografica dal titolo “Un mondo di cinema”, portò per la prima volta alle latitudini del Festival i suoi memorabili scatti realizzati per ‘Il Mondo’: una carrellata di attori e registi del cinema italiano e internazionale tra gli anni 50′ e 60′.
Da quel momento la strada di MoliseCinema ha intrecciato diversi percorsi di collaborazione con Di Paolo, il quale, con grande generosità, si è speso per il buon nome di un Festival che abbraccia l’arte del cinema, ovvero quella che più di tutte ha evidenziato il suo talento di fotografo in grado di catturare il vero volto di alcune celebrità del grande schermo: Anna Magnani, Grace Kelly, Kim Novak, Sofia Loren, Pier Paolo Pasolini, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Monica Vitti, Stefania Sandrelli. Icone della settima arte, compresi altri intellettuali che con essa flirtavano con successo ed esponenti illustri della scena culturale, o grandi scrittori del Novecento come Ennio Flaiano, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Dino Buzzati, Carlo Emilio Gadda, Vincenzo Cardarelli, Oriana Fallaci, Alberto Moravia, Ezra Pound e il grande Rudolf Nureyev.
Di Paolo ha raccontato le dive di Hollywood, ‘rapite’ nel fascino della città eterna e l’altra faccia, quella più intima, dell’aristocrazia romana. Ha raccontato i grandi della cultura e la gente comune, in un’Italia, quella della ricostruzione e del boom economico, che cambiava completamente la sua natura. Lo ha fatto con classe, mestiere e con un senso dell’etica così forte che, quando si concluse la sua avventura nella celebre rivista di Mario Pannunzio, dove con oltre 500 scatti, era diventato il fotografo di punta, e dopo altre importanti esperienze, decise di smettere, così, all’improvviso, consegnando all’oblio il suo enorme archivio fotografico. Un patrimonio che, per fortuna, è stato riportato alla luce una decina di anni fa dalla figlia Silvia. La mostra antologica al museo Maxxi di Roma, che poi ha avuto anche delle tappe internazionali, e il meraviglioso documentario di Bruce Weber sulla sua vita sono stati due momenti fondamentali di questa fantastica riscoperta.
Due mesi fa Paolo Di Paolo aveva ricevuto la laurea Honoris Causa dalla Facoltà di Lettere e Storia dell’Arte della Sapienza di Roma, con l’elogio pronunciato dalla professoressa Ilaria Schiaffini che ne ha evidenziato il rilievo nella storia della fotografia e della cultura italiana. Anche quel giorno eravamo lì, con lui, felici di condividere un momento solenne, ennesimo riconoscimento a una carriera prestigiosa.
Anche MoliseCinema gli aveva tributato l’ovazione in piedi, esattamente dieci mesi fa, nella serata inaugurale della Ventesima edizione. Subito dopo la proiezione di ‘The treasure of his youth’, il documentario di Weber, il pubblico di Casacalenda gli ha dedicato un lunghissimo applauso, colpito, emozionato, entusiasta di ‘vivere’ l’avventura di un Maestro del Novecento, di omaggiarne il talento.
“Sono tante le immagini che conserveremo di lui – interviene Pommier – è stato un onore e un piacere coinvolgerlo nella nostra manifestazione, vederlo così partecipe e felice di respirare il clima frizzante e sereno del Festival. Ed è stato appassionante ascoltare i suoi racconti sulla vita della cultura italiana degli anni ’50 e ’60, ammirando le sue splendide foto che hanno ritratto un’epoca. Tra le tante vorrei citare due immagini che sono state anche icone dei manifesti del Festival: la meravigliosa Brigitte Bardot in posa sulla scalinata di un borgo italiano nell’edizione 2016 e il duo ironico e ammiccante Raquel Welch-Vittorio De Sica nell’edizione 2019. Grazie Paolo Di Paolo per l’apporto straordinario offerto alla cultura, alla fotografia e all’arte del Novecento – conclude Pommier. – E grazie per il garbo e l’affetto che lasci in eredità al nostro Festival, nel tuo amato Molise”.