L’arrocco dell’era Roberti, così Pallante si riprende la scena: “Ridarò centralità al ruolo del presidente del Consiglio”

Chiusa la casella assessorato dal governatore Roberti, che ha imposto la discontinuità sui nomi della sua giunta, Quintino Pallante – forte anche delle preferenze conquistate elle elezioni di giugno – ha di fatto sperato (preteso?) in un ruolo da protagonista nella XIII legislatura della Regione Molise. Come già scritto nei giorni scorsi, applicare il principio del volto nuovo in squadra e agli occhi dei molisani è cosa ardua per un presidente che si ritrova 9 consiglieri su 13 riconfermati in maggioranza, tanto più se bisogna dare conto anche alle percentuali ottenute dai partiti/movimenti oltre che dai singoli. Il primo escamotage, dunque, riprende la mossa dello scacchista esperto, l’arrocco (lo scambio tra re e torre, anche se nel nostro esempio al posto del re sarebbe stato più consono un alfiere). Micone e Pallante, il primo destinato all’assessorato, il secondo eletto questa mattina a maggioranza nuovo presidente del Consiglio regionale, si sono dunque scambiati di posto rispetto alla precedente legislatura, ma sono sempre loro a figurare in prima linea. E Pallante, che ha dovuto prendere atto del monito imposto da Roberti già la sera in cui quest’ultimo ha saputo di essere il nuovo governatore del Molise, non è intenzionato ad occupare un ruolo di margine. Emblematiche le sue dichiarazioni dopo l’elezione di oggi. “E’  necessario riavvicinare i cittadini alle istituzioni e ridare centralità al ruolo del Consiglio regionale, sia in termini di programma che di iniziative politiche”, ha sostenuto. “Ringrazio i colleghi per il consenso apportatomi con il loro voto”. Quindi, da ‘leader’ del Consiglio, l’importanza del posto ricoperto. “Ci sono tutte le premesse per dare continuità ad una azione politica che è partita con un governo di centrodestra, che continua sì con un governo di centrodestra, ma conferendo al presidente del consiglio una centralità che deve essere recuperata”. Ci sarebbe da leggere una critica a Toma, che per mantenere in vita il suo governo ha stravolto e utilizzato il Consiglio a suo piacimento, con la complicità dei suoi “sodali” (basti pensare all’applicazione dell’eliminazione della surroga a legislatura in corso che ha aperto la strada a pesanti risarcimenti ottenuti, per vie legali, dai consiglieri estromessi, tutti ovviamente a carico dei molisani). Se non fosse che anche Pallante ha fatto parte dell’esecutivo di Toma fino all’ultimo giorno. La figura che ora eredita non sembra volerla intendere solo come quella di garante ma dall’importante peso politico. Pallante si è detto poi emozionato per il posto ricoperto in passato dallo zio Lelio Pallante e da un’altra personalità come Gabriele Veneziale, considerati due maestri di formazione nella carriera politica del neo presidente dell’assise regionale. Infine, rispondendo ad una domanda sulla proposta di legge del Pd (Salvatore) sul dimezzamento delle indennità, Pallante ha parlato di demagogia, già utilizzata in passato dall’opposizione. “I problemi dei molisani sono altri e sono più grossi, e dobbiamo affrontarli attraverso un lavoro continuo con Roma”.

Il testo integrale letto in aula:
“Signor Presidente della Regione, signore e signori Consiglieri, vi prego di credere che non sono espressioni formali o di circostanza se vi ringrazio profondamente, con grande emozione, per la fiducia che avete voluto accordarmi affidandomi una carica di tanto prestigio, di tanta importanza e di tanto onore. Altrettanto sono consapevole dell’impegno e del senso di responsabilità che si rendono necessari per assolvere al ruolo di garanzia, di vigilanza, di indirizzo e di equilibrio che intendo esercitare con il mio sforzo conoscendo l’importanza e la delicatezza della funzione del Presidente del Consiglio regionale, anche in considerazione del primo obiettivo che intendo perseguire: ravvicinare la politica ai cittadini, cercando di colmare quella distanza che sembra accentuarsi con una preoccupante progressione a ogni appuntamento elettorale. In questo, credo che non possano esistere divisioni tra le diverse forze politiche alle quali mi rivolgo; anzi questo obiettivo, poi, deve essere oggetto di una battaglia comune e di una fattiva collaborazione nel senso più nobile e più istituzionale dell’espressione. La collaborazione nel pieno e più totale rispetto delle singole prerogative, il rispetto reciproco e la reciproca legittimazione non possono rimanere valori astratti, parole vuote e prive di conseguenze, devono concretarsi nel vivo dell’attività politica e questo Consiglio è la sede naturale, il luogo di elezione e che per questo deve riaffermare la sua centralità. Ma questa Assemblea deve anche guadagnare snellezza, agilità e dinamismo che consenta di stare al passo con i ritmi serrati, a volte forsennati, di un’epoca sempre più veloce; un’epoca che richiede scelte, decisioni, provvedimenti rapidi ed efficaci, a fronte delle esigenze sempre più pressanti, continue, a volte disperate che provengono dalla società, dalle forze imprenditoriali, dai comuni, dall’associazionismo, dal volontariato e dalle attività sociali e culturali. Per questo, è nostro dovere garantire piena funzionalità ai propri lavori, in modo che questa Assemblea risulti sempre guidata da quei principi di etica e di responsabilità che noi tutti, maggioranza e opposizione, siamo stati chiamati a rappresentare.
E questo sarà un altro passo importante per riguadagnare la fiducia dei cittadini e riavvicinarli alle Istituzioni, che appartengono a tutti come un immenso e insostituibile patrimonio comune a cui attingere e contemporaneamente immettere nuova linfa. Per primo il Consiglio regionale, luogo in cui si determina l’indirizzo politico e programmatico dell’Amministrazione regionale, luogo in cui si traducono e si concretizzano le esigenze, le istanze, le giuste rivendicazioni che provengono dalla comunità, le continue trasformazioni economiche e sociali, di cui la politica deve tornare a essere affidabile punto di riferimento in un confronto continuo, ricco di fermenti e di idee, ma soprattutto di soluzioni. Tutto questo aiuterà a riaprire quel dialogo con il Governo centrale, che appare quanto mai necessario e non più rinviabile, e questo può esistere solo con un Consiglio regionale forte, coeso, compatto, ripeto, nel totale rispetto delle proprie prerogative e delle proprie differenze, ma unito nella difesa dell’identità regionale, dei valori che ci legano in quanto comunità ricchissima di storia e della nostra stessa sopravvivenza come entità autonoma e indipendente.
Mi piace ricordare in questa circostanza le parole del Presidente della Repubblica quando affermava che nella nostra storia, nella nostra visione, la parola “unità” si sposa anche con altre: la pluralità, la diversità, la solidarietà e la sussidiarietà. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo e dobbiamo rivendicarlo in questo Consiglio regionale restituendogli il ruolo di indirizzo, di guida e sopra tutto capacità di ascolto delle istanze sociali e delle esigenze dei cittadini. Lo dobbiamo alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori, ai giovani, ai cittadini, troppo spesso sacrificati sull’altare del numero o della regola economica; lo dobbiamo a chi ancora si ostina a credere nell’avvenire di questa regione e lo dobbiamo anche a noi stessi.
È con impegno assoluto e incondizionato da parte di questa Presidenza che a nessuno mai, a nessun Consigliere, a nessun Gruppo, verrà chiesto di mettere da parte la propria identità, le proprie convinzioni politiche, le proprie idee e soprattutto il proprio ruolo di rappresentanza. Credo che siano sufficienti questi pochi cenni per realizzare che questa non può essere la fase dell’ordinaria amministrazione; è, invece, la fase in cui è necessario ritrovare, al di là delle differenze, al di là delle divisioni, quelle spinte e ideali che devono accompagnarsi alla buona politica, alle buone scelte amministrative, alle risposte, alle azioni, ai risultati che restituiscono certezza e serenità ai cittadini.
E tutto questo, signor Presidente della Regione, signore e signori Consiglieri, non può che accrescere la nostra responsabilità, le responsabilità di questa Assemblea, che perciò deve caricarsi di un enorme lavoro; un lavoro che possiamo affrontare con fiducia solo se abbiamo la certezza di svolgere il nostro dovere con la lealtà, la correttezza e la serietà che dobbiamo a tutti i nostri concittadini.
Sono in chiusura e in chiusura consentitemi di richiamare con commozione e rispetto il ruolo e il decoro consegnato a questa Istituzione, che mi onoro di presiedere, da due grandi personalità politiche del passato a me estremamente care e consanguinee, l’eco della cui nobiltà d’animo è vivo ancora nel cuore di tante persone: Gabriele Veneziale e Lelio Pallente, entrambi scomparsi prematuramente ed entrambi interpreti autorevoli, competenti e gentili della Presidenza del Consiglio regionale. Grazie e buon lavoro a tutti noi. Diamo inizio alla XIII legislatura.”

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