Lo stesso detenuto che tre giorni fa nel carcere di Campobasso ha aggredito il responsabile sanitario della struttura, il dottore Pasquale Del Greco, nel corso di una visita medica (articolo qui), oggi ha aggredito un sovrintendente di polizia penitenziaria e uno psichiatra. A riferirlo è il segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, sottolineando che la situazione è diventata insostenibile. “Anche nei piccoli istituti penitenziari – aggiunge – le aggressioni a personale medico e ad agenti è pressoché quotidiana al punto che sono sempre più numerosi i medici e il personale sanitario che rinunciano all’incarico. Poi c’è sempre il problema dei detenuti con problemi psichici che non dovrebbero trovarsi in cella. Oggi nei penitenziari arrivano anche detenuti che dovrebbero essere accolti in residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, le cosiddette Rems, che in sostanza sono strutture sanitarie di accoglienza. Negli istituti penitenziari italiani – continua Di Giacomo – ci sono 12 detenuti ogni 100 con problemi psichiatrici. La percentuale più alta soffre di disturbi nevrotici e di reazione alla detenzione. Il 30% di malattie psichiatriche collegate all’abuso di droghe e di alcool. Il 15% di psicosi. I detenuti con problemi psichiatrici certificati sono circa 1.300, di cui 630 circa ospitati nelle 30 Residenza per le misure di sicurezza (Rems) disponibili, e oltre 700 in attesa di entrarvi, con tempi di attesa lunghissimi. Le regioni con più detenuti in attesa sono la Sicilia con circa 140 detenuti, la Calabria con 120 e la Campania con 100”, ha continuato Di Giacomo, sottolineando che “il problema psichiatrico nel carcere è da sempre sottovalutato e sottodimensionato: gli episodi di autolesioni di detenuti con difficoltà psichiatriche sono circa dieci ogni giorno, due sono i tentativi di suicidio che la polizia penitenziaria riesce ad evitare”. “Invece dei tagli all’Amministrazione Penitenziaria che si risolvono in tagli a spese per servizi fondamentali per il personale, come la mensa – sottolinea ancora il segretario del S.PP. – si pensi a spendere per servizi di assistenza adeguata agli psichiatrici, fino a quando restano in carcere, che sono un fattore di rischio per il personale, per sé stessi e per gli altri detenuti”.
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