Resta alta la tensione nel carcere di Campobasso, dove ieri si è verificato un grave atto di violenza (articolo qui). La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPe, per voce del segretario regionale del Molise Matteo Del Re: “Ancora violenze nel carcere di Campobasso. Ieri mattina, presso l’infermeria del carcere, un detenuto straniero, tossicodipendente e psichiatrico, vantando alcune pretese, si rivoltava contro due colleghi con un coltello rudimentale provocando ad uno dei due lievi ferite che comunque si è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso con una prognosi di 5 giorni. Non se ne può più. La situazione nel carcere di Campobasso è critica”, denuncia Del Re. “Ci si aspetta forse un gesto ancora più violento ed eclatante affinché qualcuno possa intervenire, dimenticando che chi opera all’interno degli istituti sono uomini e donne che rischiano la vita ogni giorno per garantire la sicurezza in un carcere come quello di Campobasso?”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà ai poliziotti contusi a Campobasso ed è impietoso nella sua denuncia: “Siamo preoccupati dall’alto numero di eventi critici che si registrano ogni giorno nelle carceri: e siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. È per noi importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale ed è necessario intervenire con urgenza”. Per Capece non c’è più tempo da perdere: “servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie”.
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