“Incendio boschivo colposo in concorso”: è il reato di cui dovranno rispondere tre uomini residenti in Vairano Patenora (CE), denunciati in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria dai Carabinieri del Nucleo Forestale di Venafro, in qualità di presunti responsabili dell’incendio sviluppatosi il 18 settembre scorso in località “Castello Diruto”, che rischiano ognuno la reclusione da uno a cinque anni.
L’incendio, spento e bonificato lo stesso giorno dai Vigili del Fuoco di Isernia con l’impiego di squadre a terra, percorreva complessivamente quasi un ettaro di pascolo e incolto ma lambiva un complesso boscato abbastanza esteso, minacciando concretamente la sua integrità. L’attività d’indagine svolta dai militari intervenuti, protrattasi anche nei giorni successivi, consentiva di individuare il punto preciso di insorgenza del fuoco, posto all’interno di un oliveto, laddove i tre avevano effettuato la bruciatura di residui vegetali derivanti da lavorazione agricola, ma le fiamme erano sfuggite al loro controllo e si erano propagate rapidamente sui terreni circostanti.
Il Gruppo Carabinieri Forestale di Isernia ricorda che gli incendi boschivi, quasi sempre di origine antropica e criminosa, rappresentano una grave minaccia per il patrimonio forestale nazionale e la biodiversità, ma anche un pericolo per la pubblica e privata incolumità, e che l’Arma dei Carabinieri è sempre in prima linea per contrastare questo fenomeno.
Sebbene ormai sia giunta la stagione autunnale, le condizioni meteo-climatiche possono comunque essere favorevoli per gli incendi, quindi la bruciatura dei residui vegetali derivanti da lavorazione agricola deve essere praticata con la massima attenzione, assumendo tutte le opportune precauzioni. In caso il cittadino avvisti un incendio boschivo o comunque un incendio che interessi il contesto agrario e rurale, può segnalarlo al numero di telefono 1515 – Emergenza Ambientale dei Carabinieri forestali.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari durante il quale gli indagati potranno far valere le loro difese ai sensi del c.p.p.
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