Il caso del femminicidio di Concetta Marruocco, uccisa dal marito Franco Panariello in provincia di Ancona alcuni giorni fa, è stato fortemente attenzionato non solo per l’efferatezza del gesto e per l’allungamento della triste e terribile lista di donne vittime dei loro compagni (o ex), ma anche per il cosiddetto giallo del braccialetto elettronico, a cui l’uomo era sottoposto per motivi cautelari in quanto sotto inchiesta per maltrattamenti. L’alert sarebbe scattato quando il 53enne era già in casa della donna (si sarebbe dovuto attivare sotto i 200 metri di distanza dalla persona offesa), quindi quando ormai era troppo tardi. Nelle prime ricostruzioni e secondo quanto riferito dalle stesso indagato, il dispositivo quindi presentava dei malfunzionamenti che proprio l’uomo, peraltro, avrebbe segnalato in passato (come raccontato al gip). Non si tratta tuttavia di un caso isolato e il problema è nazionale. Anche in Molise si starebbero verificando casi di malfunzionamenti simili, per quanto al momento i vertici delle forze dell’ordine preferiscono non alimentare possibili allarmismi, forse perché siamo di fronte a episodi probabilmente saltuari. Ma il fatto delle Marche non può non indurre a riflettere ora. Sia a tutela delle persone offese sia a tutela degli indagati, per quanto questi ultimi possano essere presunti colpevoli (per la legge, prima di un verdetto, presunti innocenti). Sarebbe capitato infatti – il condizionale è d’obbligo, sia per ragioni di privacy, sia perché al momento non è possibile stabilirne la quantità o frequenza – che in provincia di Campobasso alcuni indagati sottoposti a braccialetto elettronico nell’ambito dell’applicazione delle procedure sul Codice Rosso abbiano segnalato problemi al loro dispositivo. In alcuni casi, ad esempio, il braccialetto avrebbe iniziato a suonare senza motivo, anche più volte a distanza di pochi minuti, sia di notte mentre chi lo indossava stava dormendo sia sul luogo di lavoro, con altre persone presenti, dove non c’era possibilità di avvicinarsi alla persona offesa. In altri casi il dispositivo non avrebbe proprio suonato (forse durante prove di routine o comunque quando sarebbe maturata una delle condizioni per la sua attivazione). Secondo i ben informati, il braccialetto potrebbe attivarsi, per ragioni di sicurezza, quando manca temporaneamente il segnale GPS. Chiaro che una situazione del genere, se si ripete più volte nell’arco di una sola giornata, può generare disagi sia a chi indossa il dispositivo sia a chi deve intervenire tempestivamente. Fatto sta che per tali motivi o per altri in qualche modo correlati alcuni magistrati, per ragioni di sicurezza, avrebbero optato per modifiche nelle richieste e nelle ordinanze cautelari. Ripetiamo, casi probabilmente isolati, ma che mostrano come in tutta Italia il sistema vada perfezionato e l’attenzione debba restare sempre altissima.
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