Siamo ormai al 30 novembre, data entro la quale le aziende viticole devono presentare le dichiarazioni obbligatorie di vendemmia e di produzione di vino e/o mosto per la campagna vitivinicola 2023/2024. Campagna che resterà negli annali, ma soprattutto nell’animo di ogni singolo produttore di uva e di vino, come la peggiore in assoluto. A sostenerlo è Vincenzo Glave, presidente pro-tempore del Distretto Produttivo Agroalimentare del Vino Molisano.
“Quando, ad inizio anno, un gruppo di aziende, congiuntamente a realtà associative ed istituzionali, costituisce il comitato promotore del “Distretto Produttivo Agroalimentare del Vino di Qualità Molisano”, il principale intento era quello di dotare un comparto che rappresenta un punto di forza dell’agroalimentare regionale, di uno strumento in grado di valorizzare il territorio molisano, puntando alla filiera del vino connessa al rurale, all’agroalimentare e allo stesso biologico, in una logica di sistema in grado di coordinare le iniziative sul territorio con gli indirizzi strategici generali delle politiche di sviluppo regionale. Non era nemmeno lontanamente immaginabile che la costituzione del Distretto, riconosciuto con D.D. n. 4118 del11/08/2023, coincidesse con l’Annus Horribilis della viticoltura molisana.
Principale imputato di questo disastro produttivo è la “peronospora della vite”, una delle più temibili patologie a carico della vite causate da un fungo: “plasmopara viticola”. Tale patogeno nel tempo si è dimostrato particolarmente pericoloso nel Nord Italia mentre nel Sud Italia e nelle isole la scarsità di piogge in primavera/estate ha solitamente causato manifestazioni meno frequenti; ma le condizioni ambientali della primavera 2023 sono state particolarmente favorevoli alle infezioni, con piogge ripetute e di notevole intensità da metà aprile, che in molti casi hanno impedito l’accesso ai vigneti per l’esecuzione di trattamenti antiperonosporici. L’impatto dei cambiamenti climatici raffigura per noi viticoltori la prima vera incognita nella programmazione dei piani di difesa fitosanitaria, che rappresentano tra l’altro una delle principali voci di costo. Tra l’altro affrontare le incognite climatiche con la contrazione dell’uso dei prodotti fitosanitari previsto dalla strategia “Farm to Fork” (del 50% a livello europeo ed addirittura al 62% a livello nazionale entro il 2030) renderebbe oltremodo complessa la protezione delle piante nel prossimo futuro. Di fatto sono proprio le aziende in biologico ad avere subito il danno maggiore, vista l’impossibilità di usare prodotti endoterapici e considerati i limiti normativi di utilizzo di prodotti cuprici.
Quasi tutte le zone di produzione viticola nazionale sono state interessate dal problema, ma è soprattutto lungo la dorsale adriatica (Marche, Abbruzzo, Molise ed alta Puglia) che il fenomeno si è presentato in modo più drammatico. In Molise già da fine di maggio noi viticoltori, anche tramite le proprie associazioni di categoria, avevamo posto all’attenzione della Regione, la gravità dell’emergenza e la richiesta di predisporre tutte le misure necessarie a deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi calamitosi. Tale richiesta è stata accolta dalla Regione con D.D. n. 2963 del 14/06/2023, che, sulla base del D. lgs. 102/2004 (Interventi del Fondo di solidarietà nazionale a sostegno delle aziende agricole colpite da calamità naturali o da avversità atmosferiche) ha dato inizio al procedimento con la segnalazione da parte delle aziende ai propri comuni della stima dei danni subiti partendo da un minimo del 30%.
Oggi, a vendemmia terminata, i numeri sono impietosi: si parte da perdite del 45-55% per le uve con epoca di maturazione precoce per arrivare al 75-85% per uve medio tardive e tardive. Con una produzione regionale media di circa 700 mila q.li di uva che si traducono in 513 mila Hl di vino, sulla base delle percentuali prima evidenziate, nelle nostre cantine mancano all’appello poco meno di 500 mila q.li d’uva, con una perdita di fatturato di circa 20 milioni di euro.
Il governo italiano ha cercato di affrontare questa emergenza attraverso il Decreto Legge Asset, che ha stanziato sul Fondo di Solidarietà Nazionale un milione di euro nel Consiglio dei Ministri del 7 agosto scorso, al quale ne sono stati aggiunti 6 milioni con un emendamento dello scorso ottobre: “una goccia nel mare” rispetto alle dimensioni del problema. L’agricoltura italiana, soprattutto quella viticola, si trova in una situazione critica e richiederà ulteriori investimenti e strategie a lungo termine per recuperare. Meglio ha fatto al regione Abruzzo che ha confermato grande attenzione e sensibilità rispetto alle istanze del mondo agricolo e del settore vitivinicolo abruzzese prima con il confronto promosso in Conferenza dei Capigruppo, nel corso del quale ha ascoltato le ragioni di produttori e associazioni di categoria, e poi in Aula con una seduta straordinaria dello scorso 31 ottobre al termine della quale, all’unanimità è stato approvato un documento, che impegna la Giunta a farsi portavoce del mondo agricolo abruzzese sia in sede di Governo nazionale sia in Europa. Il Consiglio regionale ha così confermato attenzione e impegno a difendere uno dei fiori all’occhiello del tessuto economico regionale; già nel mese di agosto era stata approvata una variazione di Bilancio che stanziava 2 milioni e 500 mila euro per il 2023 e la stessa cifra per il 2024. Una risposta non risolutiva ma significativa per salvaguardare le aziende e i lavoratori”.
Ma torniamo a noi. È chiaro ed evidente che per l’entità dei danni subiti non saremo in grado di affrontare il prossimo anno. Siamo già in campo ad effettuare operazioni dettate dalle fasi agronomiche della vite (fertilizzazioni per il reintegro di sostanze organiche, potatura) con conseguente impegno di risorse che, se al momento sono ancora disponibili in azienda (poche) perché originate dalla vendemmia 2022, saranno completamente assenti nel prossimo anno. Si rischia di compromettere uno dei comparti più produttivi e strategici dell’intero sistema agricolo regionale: saranno tante le aziende non in grado di proseguire la propria attività produttiva e commerciale con conseguente perdita di importanti fette di mercato così faticosamente conquistate nel tempo.
Da qui il grido di aiuto che, come Presidente pro-tempore del Distretto del Vino, ma soprattutto come viticoltore, in comune con tutti i viticoltori molisani, mi sento di urlare alla “Politica”. Agli organi della Regione, il Presidente Roberti e l’Assessore all’agricoltura Micone nello specifico, insieme alla Giunta ed a tutto il Consiglio regionale, ai nostri Senatori e Deputati che rappresentano il popolo molisano nelle aule del Parlamento, affinché ci sia un segnale concreto e tangibile della considerazione nei confronti del comparto vitivinicolo nello specifico, e dell’intera realtà agricola molisana, impegnandosi a mettere in campo tutte le misure necessarie a salvaguardare un così importante asset del sistema economico regionale.”