Per 7 anni non ha potuto vedere suo figlio. Dopo la separazione e il divorzio con la moglie, una denuncia presentata da quest’ultima per maltrattamenti ai danni del bambino, a carico del padre, hanno fatto partire le indagini con il divieto in via cautelare per il 43enne di avvicinarsi al piccolo. La vicenda ha dovuto quindi seguire tutto il suo iter e solo ieri è arrivato il pronunciamento del giudice di primo grado del Tribunale di Campobasso: assoluzione con formula piena per lui e la nuova compagna, “il fatto non sussiste”.
L’odissea parte da dicembre 2016: il 43enne, dopo la separazione dalla moglie e le prime difficoltà riscontrate durante le visite al figlio, ottiene, con l’assistenza del suo legale, il riconoscimento della possibilità per il bambino di pernottare con il padre. Ma c’è poco da gioire. Ben presto arriva una denuncia per maltrattamenti che mette in discussione tutto. L’uomo sin da subito professa la sua assoluta innocenza, sostenendo di non aver arrecato alcun male al figlio e che forse una caduta sia stata la scusa e l’occasione per l’ex moglie per “riprendersi” il bambino e non fargli vedere più il padre, che nel frattempo aveva fatto entrare nella sua vita una nuova compagna. La fase successiva è stata quindi segnata da una separazione totale obbligata dal bambino, oltre che da indagini, testimonianze, processi, incidente probatorio e perizie. Nessun elemento concreto sarebbe però emerso per gli inquirenti. Tuttavia si arriva all’ultimo step del procedimento davanti al Tribunale di Campobasso. Il pm Viviana Di Palma chiede la condanna a 3 anni di reclusione, a cui si associa la parte civile. La difesa curata dall’avvocato Maria Assunta Baranello ne chiede invece l’assoluzione. Il giudice Tommaso Barbara stabilisce che nessun reato è stato commesso: il 43enne e la nuova compagna vengono assolti perché il fatto non sussiste. “E’ stata una difesa faticosa ma molto decisa”, commenta l’avvocato Baranello. “Ho sempre creduto nella loro innocenza e con questa sentenza mi ritengo molto soddisfatta. Il mio assistito si è visto privare per tanti anni di suo figlio, tempo che nessuno potrà restituirgli”.
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