La decisione di introdurre un biglietto d’ingresso al Parco archeologico di Altilia-Saepinum è giunto al capolinea. E’ quanto riferiscono Carla Ferrante (Federagit Molise – Campobasso) e Maria Antonietta Rienzo (Assoturismo).
“Dal prossimo 2 gennaio chiunque voglia accedere alla città romana dissepolta dovrà pagare per visitarla. I dieci euro, confrontandoli con i tariffari di mezza Europa, sono un prezzo simbolico, considerata l’importanza dell’antica città da un punto di vista archeologico. Il pagamento deve essere visto come un investimento per preservarne la bellezza e la storia intrinseca nel patrimonio culturale del parco. Un incentivo, dunque, a migliorare la fruibilità del Parco stesso.
La scelta di introdurre un biglietto sta generando discussioni, le cui posizioni dipendono dal valore che si attribuisce all’esperienza e al Parco stesso. È interessante notare come la decisione abbia diviso la popolazione tra favorevoli e contrari.
È comprensibile che ci siano preoccupazioni riguardo al cambiamento nell’organizzazione di accesso. La critica spesso si basa sulla nostalgia per il passato quando l’ingresso era gratuito. Tuttavia, è importante confrontare le opinioni, considerando le ragioni che muovono la decisione attuale e i possibili benefici per la sostenibilità e lo sviluppo culturale che se ne possono trarre.
La sfida è bilanciare l’accessibilità con la salvaguardia del valore culturale. L’ostilità al pagamento riflette una resistenza al cambiamento delle regole, nonostante esse mirino a preservare e valorizzarne il patrimonio storico. Per Confesercenti Assoturismo e Confesercenti Federagit Molise la somma richiesta è giustificata dalla storia e dalla bellezza del luogo.
È un peccato che alcuni molisani sembrino critici, poiché potrebbe indicare una mancanza di apprezzamento per il patrimonio storico della propria regione. È importante promuovere la consapevolezza e il rispetto dei luoghi della cultura nella comunità locale. Solo così si può pretendere anche da altri rispetto e cura. Rammarica leggere le posizioni di alcuni operatori della cultura, che pur battendosi il petto per la conservazione e la tutela di luoghi storici, sventolano, invece, con poca cautela la generosità di accesso in luoghi pregni di storia.”
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