Ladri senza vergogna al cimitero, così anche al ‘nostro’ Luciano hanno rubato la sua “passione”

E’ passato un anno esatto da quando Luciano Prioletta ci ha lasciato. Il fondatore e direttore responsabile di Molise Tabloid, scomparso il 30 gennaio 2023 all’età di 60 anni a seguito di una malattia, non è riuscito a vedere il decimo compleanno del giornale, avvenuto formalmente lo scorso novembre e passato in sordina per una scelta editoriale. L’anima e il segno di Luciano, con i suoi insegnamenti e le sue “dritte”, continuano a vivere nella mente e nell’azione di chi opera per questa testata, pur affrontando gli alti e bassi del settore, le onde agitate del momento storico della nostra professione, uniti alle specificità e alle possibilità di una piccola realtà editoriale come la nostra che si muove da sola, sulle sue gambe, supportata dal prezioso aiuto e dall’affetto di tanti partner e lettori. La passione per la macchina fotografica resterà sempre un segno distintivo di quella figura un po’ burbera ma rispettata e cercata da tantissime persone, parte delle quali la consideravano un punto di riferimento. Simpatico, sincero, diretto, spesso con un carattere difficile, ognuno voleva bene a Luciano a modo suo. Lui credeva molto nell’amicizia e amava tanto la sua professione, la ricerca della notizia e soprattutto la fotografia, per la quale aveva una vera passione e che ha segnato la sua formazione professionale e di vita, dandogli modo sin da giovane di lavorare e farsi conoscere. Ecco perché, quando un anno fa è venuto a mancare, un portachiavi raffigurante una piccola macchina fotografica è stata la cosa simbolica più naturale che gli amici-colleghi potessero lasciare sulla sua lapide. Un oggetto dall’insulso valore economico ma portatore di un senso profondo. Evidentemente a qualche estraneo deve essere così piaciuto da fregarsene del rispetto verso i defunti e i loro cari. Per qualche tempo abbiamo voluto pensare che l’anima di Luciano avesse deciso di raccogliere quella piccola macchina fotografica e portarla con sè in un posto migliore, dove tutto è possibile e dove avrebbe funzionato come una macchina reale. Invece ci siamo scontrati con la dura realtà, che purtroppo caratterizza molti cimiteri, compreso quello di Campobasso. D’altronde nella “città dei morti” del capoluogo gli episodi non sono mancati anche negli ultimi mesi. Sono soprattutto i fiori ad essere trafugati da ignoti dai vasi posti a ridosso delle lapidi, per essere evidentemente collocati altrove. Una pratica scorretta che ha costretto alcuni familiari dei defunti, e – sembra – anche lo stesso custode, ad incollare dei biglietti con un invito, una preghiera se vogliamo, a non rubare i fiori dalle altre tombe. Messaggi che spesso vengono però ignorati proprio da coloro a cui gli stessi sono rivolti. E nel mirino di questi ladri senza vergogna finiscono anche oggetti dal valore affettivo. Gesti inspiegabili a cui non verrebbe neanche voglia di trovare le giuste parole per la pena che fanno.

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