Debiti commerciali, approvata mozione Pd: ok a proroga termine per presentare le istanze

Il Consiglio regionale nella seduta di oggi ha approvato a maggioranza una mozione presentata dai consiglieri Micaela Fanelli, Alessandra Salvatore e Vittorino Facciolla, «Delibera di Giunta regionale n. 48/2024 “Indirizzi per la definizione e l’attuazione delle disposizioni di cui all’art. 1, comma 460, della legge n. 213 del 30 dicembre 2023, recante ‘Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026’ (Legge di bilancio 2024)”».
Ha illustrato il provvedimento all’Aula la prima firmataria, Fanelli, sono seguiti gli interventi dei consiglieri Gravina, Sabusco, Salvatore, Greco, Romano e dell’assessore alle Finanze Cefaratti.
Con l’atto di indirizzo approvato il Consiglio regionale prende atto che l’art. 1 della legge n. 213 del 30 dicembre 2023, prevede che al fine di qualificare dei debiti commerciali gli enti per i quali sono state rilevate per l’anno 2023 le condizioni di cui al comma 859 dell’art. 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, predispongano, entro il 15 maggio 2024, un Piano di rilevazione dei debiti commerciali certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2023. Di conseguenza la Giunta regionale, dopo aver predisposto proprio Piano di rilevazione dei debiti commerciali, e ha approvato con propria deliberazione n. 48 del 2024, un avviso pubblico con il quale si dà notizia a tutti i creditori che ritengano di averne diritto, che sono tenuti a presentare una specifica domanda, entro il perentorio termine di 60 (sessanta) giorni dalla pubblicazione dell’Avviso, stabilendo che la mancata presentazione della domanda da parte dei creditori nei termini su indicati determina l’automatica cancellazione del credito vantato.
Nella premessa dell’atto di indirizzo si rileva, inoltre, che la Corte europea dei diritti dell’uomo è tornata ad occuparsi della questione dei crediti incagliati nei dissesti degli enti locali, constatato che il credito riconosciuto a società, imprenditori e privati, da parte dei tribunali nazionali verso gli enti locali, era rimasto insoddisfatto senza possibilità di avviare azioni esecutive in pendenza della procedura commissariale o di dissesto. I Giudici di Strasburgo – si sottolinea – hanno ancora precisato che tale situazione costituisce una violazione continua, potendo dunque essere efficacemente denunziata fintanto che perdura, senza che, prima del pagamento, il Governo italiano possa invocare il termine decadenziale per adire la giurisdizione sovra nazionale. Lo Stato italiano, dunque, è stato condannato dunque ad assicurare, nel termine massimo di tre mesi dalla pronuncia ed in favore dei ricorrenti, l’esecuzione dell’intero credito rimasto insoddisfatto a causa della situazione di dissesto dell’ente locale debitore.
Di qui l’impegno – emendato in Aula a seguito della discussione – che l’Assise rivolge al Presidente della Regione e alla Giunta regionale affinché:
si modifichino i termini previsti dalla deliberazione di Giunta regionale n. 48/2024 per la presentazione delle istanze e di conseguenza i termini previsti per il “Piano di rilevazione dei debiti commerciali”;
si assumano ogni iniziativa utile ai fini della modifica dei commi 460 e 461 della legge 30 dicembre 2023, n. 213;
si comunichi con maggiore efficacia alle associazioni di categoria e delle imprese “creditrici” la decisione assunta.

Fanelli: “Ci auguriamo in una completa marcia indietro”.
“In scena i crediti commerciali delle imprese molisane verso la Regione, in un lunghissimo e infuocato Consiglio”, commenta la consigliera pd, Micaela Fanelli. “Alla fine, grazie alla nostra mozione in aula, si ottiene un impegno per un rinvio dei termini perentori della delibera della giunta n. 48, fissati originariamente in 60 giorni. Il nuovo termine dovrà essere stabilito dalla Giunta regionale. Comunque, trascorso lo stesso, le imprese creditrici che non presenteranno istanza perderanno il loro diritto. E chi farà domanda si vedrà decurtare l’ammontare.
Poca cosa – sostiene Fanelli, prima firmataria – se si pensa che la nostra richiesta era la revoca della delibera e l’impugnativa della legge dello Stato. Quei commi 460 e 461 della legge di stabilità che per la prima volta vengono applicati alle Regioni. Poca cosa perché resta la mannaia della perdita del credito o della riduzione dello stesso, una previsione sicuramente illegittima oltre che gravemente lesiva delle imprese”. Si parla di oltre 130 milioni tra fatture e note di credito, per un totale di 3.382 pagamenti da onorare da parte della Regione. Un ammontare enorme e che non tiene conto dei potenziali interessi. “Non riusciamo – quindi – a intravedere questa come un’opportunità per nessuno, né per gli equilibri del bilancio regionale, che potrebbe essere ridotto delle passività, né per le imprese che comunque andrebbero saldate in tempi certi, se presentano richiesta e accettano le decurtazioni. Ma pur sempre un primo passo che è il frutto della nostra azione. Così speriamo che i ricorsi delle aziende contro la procedura che sicuramente arriveranno, saranno ancora più ponderati e motivati. Volevamo evitarli raggiungendo la revoca, ma la maggioranza non ha voluto. In aula, infatti, ho citato le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che comporteranno una sicura soccombenza della Regione. Speriamo che il tempo in più, serva per assumere qualche iniziativa al Governo regionale all’indirizzo di quello nazionale. Sarebbe una sorpresa positiva.
Una battaglia, questa per la revoca della delibera, sulla quale per primi avevamo richiamato l’attenzione e sulla quale non avremmo voluto che si finisse anche in modo irrituale in Consiglio, costringendoci, come minoranze, a votare contro una mozione integralmente stravolta. La nostra mozione è stata – infatti – modificata da un emendamento sostitutivo votato per primo dal centrodestra e che ha comportato la decadenza del nostro testo. Un vulnus formale che denota molta improvvisazione; d’altronde sin dal mattino, in aula il centrodestra è apparso ripetutamente allo sbando. Per non sbagliare più, serve sul punto una retromarcia integrale” conclude Fanelli.”

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