Con una recente sentenza della Corte d’Appello a venti anni dal sisma del 2002 la ricostruzione è ancora incompleta ed aumenta la conta dei danni: i progetti di stima vanno pagati ai professionisti.
Con ordinanza n. 13/2003 dell’allora Commissario Straordinario (Michele Iorio), i progetti preliminari sarebbero dovuti essere propedeutici a quelli esecutivi, attraverso una serie di step. Nell’ordinanza commissariale, infatti, venivano indicati i soggetti attuatori che dovevano affidare l’incarico ai singoli tecnici con il compito di valutare i danni riportati dagli edifici pubblici e privati a causa del sisma al fine di stimare le risorse necessarie per gli interventi da richiedere al Commissario e quindi al Governo. Erano dunque i Comuni o i Consorzi amministrati dai proprietari dei singoli immobili che costituivano i Peu a dover procedere all’affidamento degli incarichi. I Comuni avevano inoltre facoltà di sostituirsi ai Consorzi per la stipula delle convenzioni con i tecnici, diversamente – qualora Consorzi e Comune non agivano – il Commissario straordinario nominava un Commissario ad acta.
Ma dei progetti “perizie di stime” non si è saputo più nulla. Consegnati e forse, chissà, finiti in un cassetto. I Comuni avrebbero dovuto effettuare, secondo normativa, una serie di verifiche per la loro validazione e successiva trasmissione alla Struttura commissariale. I tempi però non sono stati rispettati, neppure a seguito della nomina, da parte del commissario, di una serie di commissioni.
Quella che ne è seguita è stata una gestione confusa e poco trasparente dei fondi per la ricostruzione, già oggetto di numerose richieste risarcitorie (per milioni di euro) da parte di soggetti pretermessi (già riconosciuta in sede amministrativa con sentenza del TAR Molise n.142/2022) ed oggi aggravata dalla più recente pronuncia con la quale la Corte Di Appello di Campobasso, accogliendo le istanze di numerosi tecnici, assistiti dall’avvocato Andrea Sellitto del Foro di Campobasso, ha riformato la sentenza del Tribunale.
In breve, conclude il legale, un danno, da mala gestio delle risorse pubbliche, non solo per la comunità e per tutte quelle persone le cui abitazioni danneggiate, dopo oltre vent’anni, non hanno ancora conseguito il prescritto beneficio, benché titolate, ma per tutti quei professionisti che hanno lavorato inutilmente non vedendosi ancora riconosciuto quanto dovuto.