Decine di Finanzieri in servizio a Trieste furono catturati e uccisi dalle formazioni titine nei primi giorni del maggio 1945. E di loro non si è mai saputo più nulla. Una lapide con l’elenco di gradi nomi e cognomi, ne onora la memoria a Basovizza, presso Trieste. Tra quei militari, anche un molisano: il Maresciallo Nicola Ciarlante, nato a San Martino in Pensilis (CB) il 7 novembre 1904, figlio di Donato e di Gasbarro Carmela. Nel paese bassomolisano, il monumento ai Caduti relativo al periodo 1940-45, lo ricorda più genericamente come “soldato”.
Di quel “soldato” si sa poco o nulla. Si era arruolato nel Corpo della Regia Guardia di Finanza il 12.06.1924, dopo un breve periodo nel Regio Esercito, da gennaio ad aprile dello stesso anno. Presso l’Archivio di Stato di Campobasso, nei registri relativi alla leva della classe 1904, lo ritroviamo con matricola numero 27742. A quasi 80 anni dalle drammatiche giornate del maggio 1945, dobbiamo alla sensibilità dei Familiari una duplice possibilità: dare un volto a quel Sottufficiale e descriverne qualche tratto saliente della carriera. Ciarlante conseguì il grado di Finanziere il primo dicembre del 1924 e dopo pochi anni di servizio, già nel 1927, entrò alla Scuola Sottufficiali della Regia G. di F. di Caserta; il 12.07.1928 fu quindi nominato Sottobrigadiere, primo grado della carriera Sottufficiali. Prestò poi servizio alle dipendenze dei Comandi di Udine, Napoli, Roma e Cagliari. Il 7 luglio del 1937, convolò a nozze con Maria Anna Filomena Cariello, sua compaesana, e dal primo ottobre 1940 venne destinato a Trieste. Raggiungerà poi il grado di Maresciallo il 28 dicembre 1942. Al suo attivo, anche una decorazione: la “Croce al Merito di Servizio”. Dal matrimonio nacquero due bimbi, Maria Silvia e Donato: un destino atroce, lì vedrà ben presto orfani del loro papà. Nei primi giorni del mese di maggio 1945, Ciarlante e decine di commilitoni furono infatti catturati, disarmati e barbaramente passati per le armi dalle formazioni titine. I loro corpi non saranno mai più ritrovati. Al pari di tanti altri italiani, sia militari che civili. Il dramma del confine orientale: uccisioni, massacri, foibe. Con l’incalzare degli eventi bellici, almeno dal 1942 Ciarlante aveva preferito lasciare moglie e figli a San Martino in Pensilis. Un drammatico silenzio accompagnerà quindi una mamma e due bimbi fino al gennaio 1948, quando da Roma giungerà la “dichiarazione di disperso in guerra” di cui alla lettera protocollo 111945 del 19.01.1948 del Comando Generale G. di F., a firma del Generale di Brigata Bernardi, diretta anche al Comune di San Martino in Pensilis (documento custodito presso l’Archivio di Stato di Campobasso).
«Si trasferirono nel vicino Abruzzo – ci spiega l’Arch. Annamaria Litterio, figlia di Maria Silvia – dove risiedevano i parenti e dove poi trovarono la loro destinazione di vita. La ferita della perdita e la mancanza di chiarezza dei fatti avvenuti, oltre alla dimenticanza da parte dello Stato hanno portato ad una profonda coscienza della tragicità della guerra che per molte generazioni dà i suoi frutti di dolore ma anche di certezza della completa inutilità dell’odio. In particolare mia nonna sentiva sempre vivo il male della insensatezza della violenza, ancor più per l’amore verso il marito, persona mite e di grande senso di responsabilità e dovere morale per la famiglia e i commilitoni. La vicenda di mio nonno ci ha insegnato che il dovere morale è la cosa più importante: ho sempre provato profonda ammirazione per il comportamento eroico di mio nonno nonostante la tragica morte e lo scarso riconoscimento dei suoi meriti. Certo è che la giustizia della conoscenza della verità e la ricostruzione storica oggettiva dei fatti e la conservazione della memoria sarebbero quantomeno auspicabili».
Infine, ci spostiamo a San Martino in Pensilis. Il monumento ai Caduti meriterebbe, forse, qualche precisazione in più riguardo a Ciarlante. Lasciamo la parola al Dott. Giuseppe Zio, medico, autore di numerose pubblicazioni, protagonista dell’associazionismo locale, Assessore alla Cultura nel periodo in cui, nei primi anni primi di questo Secolo, fu inaugurata l’opera che ricorda i Caduti: «Benchè l’Amministrazione Comunale abbia, nei primi anni del duemila, ricordato i caduti della Seconda Guerra Mondiale e il maresciallo Ciarlante, morto in condizioni assurde e disumane, come lo fu il soldato Francesco Marcangione, anche lui vittima della divisione ideologica che seguì al Grande Conflitto Mondiale, questi morti non possono cadere nell’oblio, perché sono un monito contro l’insensatezza delle guerre e in questo particolare momento, con il conflitto mondiale latente e a pezzi che stiamo vivendo, ricordare è ancora più essenziale. Oltre che sul monumento, come componente della Associazione Culturale Lagrandeonda, nel dicembre 2022, abbiamo pubblicato un Almanacco di San Martino, dove non abbiamo tralasciato la data di nascita e di morte di Nicola Ciarlante e le circostanze della morte assurda che ha dovuto affrontare così come lo abbiamo ricordato in un Convegno sulle Foibe, tenuto agli inizi del 2023. Ma ci ripromettiamo di fare altri incontri alla luce delle ricerche e degli approfondimenti condotti».
Antonio Lanza