Sono passati 15 anni dalla tragica notte in cui L’Aquila venne messa in ginocchio sotto i colpi del terremoto, lasciando una ferita indelebile nel cuore dei suoi abitanti, così come in tanti ragazzi di altre regioni che studiavano nel capoluogo abruzzese e nelle famiglie che hanno perso un figlio sotto le macerie. Furono 309 le vittime totali, tra loro anche 6 molisani: Danilo Ciolli, Elvio Romano, Michele Iavagnilio e Vittorio Tagliente, che si trovavano a L’Aquila da studenti universitari, Ernesto Sferra e Luana Paglione. Ma sono tanti i molisani che si sono salvati, che ancora conservano quel triste ricordo e quel dolore per aver perso degli amici, e che oggi sono testimoni di quegli attimi terribili in cui lo spirito di sopravvivenza e il caso hanno permesso loro di essere ancora vivi.
La sciame sismico delle settimane precedenti non era stato sufficiente a lavorare in maniera incisiva sulla prevenzione ed evitare la tragedia, nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009. Un problema che in questo Paese ha generato già tante vittime e che rischia di generarne ancora in futuro. Senza considerare le successive inchieste sulle speculazioni edilizie cominciate mentre ancora si stavano contando e piangendo i morti.