Giovanni De Vivo sconterà una pena di 11 anni e 6 mesi di reclusione per la morte di Cristian Micatrotta. La pronuncia è della Corte d’Appello di Campobasso che questa mattina ha rideterminato la condanna inflitta in primo grado dalla Corte d’Assise per omicidio volontario – 15 anni e 4 mesi – in virtù dell’accoglimento del ‘concordato in appello’, una formula prevista dal Codice di Procedura Penale e che ha subito anche modifiche negli anni, consistente in una sorta di patteggiamento di secondo grado. Nella pratica, la difesa, curata dagli avvocati Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato, ha trovato un accordo con il Procuratore Generale per rinunciare ai motivi di appello, attraverso la determinazione di una pena condivisa, alla luce delle rispettive richieste. L’accordo è stato successivamente comunicato e proposto ai giudici di secondo grado che si sono ritirati in camera di consiglio per decidere sull’accoglimento o il respingimento (nel secondo caso, con successiva celebrazione del processo). Il collegio dei magistrati si è quindi pronunciamento favorevolmente, rideterminando la pena a carico di De Vivo a 11 anni e 6 mesi di reclusione. De Vivo è stato inoltre assolto per il reato di rissa. Una decisione che ha lasciato perplesse le parti civili, rappresentate dagli avvocati Fabio Albino, Domenico Fiorda e Roberto D’Aloisio, che hanno esternato la loro indignazione per l’accoglimento del concordato e che non si spiegano inoltre l’assoluzione per rissa visto che uno dei giovani coinvolti nell’episodio della vigilia di Natale 2021 in via Vico, il “cognato” di Cristian Micatrotta, è stato condannato per il medesimo reato in concorso (“Tra chi c’è stata questa rissa, allora?”). Il 40enne, operaio ed ex dj, si trova in carcere da dicembre 2021. Questa mattina non era presenta in aula ma ha assistito all’udienza in videoconferenza.
Omicidio Micatrotta, De Vivo condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Esclusa la premeditazione