Rubinetti “a secco”, Molise Acque tra problemi finanziari e dispersione idrica: “Riduzione nella norma ma ora serve una revisione totale”

L’interruzione improvvisa del flusso idrico in diverse abitazioni di Campobasso domenica scorsa ha scatenato una serie di polemiche che ha investito Molise Acque. Il cda dell’azienda questa mattina ha voluto incontrare la stampa per fare chiarezza su quanto successo e lanciare un forte appello alla politica. “Innanzitutto nei giorni scorsi abbiamo comunicato tramite pec alla Grim, ai Prefetti e ai Comuni di riferimento della necessità di abbassare il livello di erogazione idrica”, ha affermato il presidente Stefano Sabatini. “Quindi non è vero che non abbiamo avvertito nessuno. I Comuni e la Grim hanno poi il dovere di avvertire gli utenti finali, cosa che evidentemente non è stata fatta. Non è stato indicato il giorno e l’orario preciso perché tecnicamente non era possibile”. Sabatini ha poi proseguito spiegando nel dettaglio cosa è successo. “Abbiamo operato una riduzione minima nella erogazione, da 320 litri al secondo a 270 litri al secondo, considerando che i livelli minimi di legge corrispondono a 240 litri al secondo. Con questo sottolineiamo due cose: siamo rimasti ben al di sopra della soglia minima e l’erogazione standard a Campobasso è molto alta”. Perché dunque diversi utenti sono rimasti senza acqua? “Probabilmente per via della enorme dispersione idrica. Per tale motivo è necessaria una costante manutenzione della rete idrica comunale da parte degli organi preposti e, nel caso in questione, andava effettuata una chiusura monitorata a valle dei serbatoi comunali, affinché non si svuotassero del tutto, con successiva riapertura una volta che i livelli dell’acqua fossero risaliti. A Campobasso ci sono 5 serbatoi e l’emergenza poteva essere ben gestita”.

I motivi della riduzione. “Ci troviamo di fronte a impellenze finanziarie non procrastinabili legate ai costi di energia elettrica. In caso di inadempimenti scatterebbero la risoluzione del contratto e il passaggio al regime di salvaguardia, che comporterebbe una forte penalizzazione a nostro carico con l’aumento del costo dell’energia dell’80%. Per Molise Acque sarebbe insostenibile con un danno gravissimo per le casse regionali e dell’azienda, nonché per l’utenza finale. Per evitare che possa materializzarsi uno scenario simile abbiamo deciso di operare queste riduzioni. Ciononostante continuiamo a fornire tantissima acqua ai comuni non solo molisani ma anche pugliesi, campani e abruzzesi. Stiamo facendo il nostro lavoro tra mille difficoltà e sul piano finanziario affrontiamo problemi molto grossi. L’azienda è già provata dalla crisi energetica apertasi con la guerra in Ucraina. Poi si è concretizzato quanto previsto con la riforma del 2017, prima della quale i rapporti di fornitura intercorrevano direttamente tra Molise Acque e i Comuni. Ora il meccanismo si è inceppato. E’ la Grim che gestisce il flusso idrico dai serbatoi comunali all’utenza finale, verso la quale vantiamo un credito di circa 12 milioni di euro, corrispondente all’80% delle entrate. A questo si aggiunge un aumento esponenziale dei consumi idrici nonostante la popolazione molisana diminuisca”. Cosa bisogna fare e qual è la richiesta di Molise Acque. “Noi ringraziamo il presidente della Regione, Roberti, e l’assessore Marone che si sono fatti carico dei nostri problemi ma dobbiamo fare molto di più. Siamo al giorno del non ritorno. Il sistema idrico molisano va interamente rivisto, sia dal punto di vista tecnico, in quanto vanno evitate o limitate le perdite di acqua, sia dal punto di vista legislativo e amministrativo, in riferimento alle procedure e ai pagamenti. Serve un tavolo permanente presso la Regione o l’Egam per riflettere sulle soluzioni da trovare. E ciò che è successo domenica scorsa è solo un campanello d’allarme. Se dovessimo abbassare al minimo consentito il livello di erogazione rimarrebbero tutti senza acqua”.

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