“Domani ricorre la giornata mondiale della biodiversità, ed è paradossale che si debba ancora chiedere l’istituzione di un’area protetta, attesa da oltre trent’anni e istituita definitivamente con legge dello Stato 205/2017, ma ancora ferma al palo.” Con queste parole Mariateresa Imparato ed Andrea De Marco rispettivamente presidenti di Legambiente Campania e Legambiente Molise commentano la mancata istituzione dell’area protetta. Accade in Italia, precisamente a cavallo tra le regioni Molise e Campania, a causa delle inadempienze delle due regioni, in particolare della Campania considerato che il Molise, anche se molto lentamente rispetto a quanto necessario, pare aver concluso la sua perimetrazione da tempo. “Un parco sospeso a causa dei forti ritardi della Regione Campania che continua a non avere una strategia complessiva sulle aree protette rallentando fortemente anche l’istituzione del Parco nazionale del Matese. Il fatto che invece la regione Molise abbia concluso il suo lavoro non significa che possa ritenerlo concluso, anche perché senza la chiusura della perimetrazione sul versante campano è solamente un mero esercizio di stile – continuano il presidente di Legambiente Molise Andrea De Marco e la presidente di Legambiente Campania Mariateresa Imparato. – Auspichiamo che il presidente Roberti si adoperi per fare pressione sulla Regione Campania affinché si metta fine a questo tira e molla, mettendo da parte le pressioni che le lobby ancora contrarie al parco nazionale continuano a svolgere sulla sua giunta”. I ritardi, oltre a vanificare il contributo che l’associazione con gli Stati Generali del Matese ha riavviato per il percorso di istituzione del parco nazionale, comportano la perdita di ingenti risorse economiche. Basti pensare che la legge istitutiva del Parco Nazionale del Matese finanziava il primo avvio dell’area protetta per 300mila euro per il 2018 e 2 milioni di euro a partire dal 2019. In questi ultimi 5 anni caratterizzati da discussioni infinite, il territorio matesino ha perso oltre 10 milioni di euro di risorse dirette messe a disposizione dal MASE per la gestione ordinaria, ma anche la possibilità di partecipare ai bandi dedicati ai Parchi nazionali (dal PNRR, al progetto Parchi per il Clima, etc…).
Oltre al danno economico, per territori che avrebbero grande bisogno di tali risorse, possiamo parlare di un grave danno alla biodiversità di un’area molto importante per la lotta alla crisi climatica grazie a tutti i servizi ecosistemici che mette a disposizione della collettività. Basti pensare solamente a quanti cittadini si servono dell’acqua che sgorga dalle sorgenti matesine per gli usi civili, industriali e agricoli.
“Notiamo sempre con maggiore insistenza – continuano i due presidenti – la contrapposizione tra la natura e la produzione di energia tra fonti rinnovabili. Vorremmo ricordare a chi si spende solo per contrastare la produzione di energia per mezzo del vento anziché ricercare la migliore soluzione progettuale possibile, che tale atteggiamento non migliora sicuramente lo stato di salute della natura e non frena il declino della biodiversità in atto, ma non fa altro che peggiorarne la situazione poiché la crisi climatica continua ad aggredire in primis gli ecosistemi naturali sempre più esposti e a rischio. Sarebbe opportuno – concludono – evitare di strumentalizzare i ritardi della classe politica per cavalcare battaglie che poco hanno a che fare con l’ambiente.”
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