“Fuochi nella notte di San Giovanni” è il titolo di una magnifica canzone incisa circa trent’anni fa dai CSI, e ieri sera idealmente si sono mescolati quelli in onore del santo a quelli per la vittoria del centrosinistra alle comunali di Campobasso, magari aggiungendo anche quelli per l’insperato pareggio della Nazionale contro la Croazia che garantisce il passaggio agli ottavi.
Notte di fuochi, si diceva, di vittorie storiche (Campobasso per la prima volta elegge un sindaco donna) e di un futuro tutto da scrivere, con il rischio di una maggioranza perennemente in bilico ed una opposizione che, pur avendo una componente numerica importante e al di là delle dichiarazioni di facciata, sta già iniziando a chiedersi cosa non ha funzionato.
Marialuisa Forte sale quindi sullo scranno più alto di Palazzo San Giorgio, aggiudicandosi la tornata elettorale per poco più di 400 voti. La sua campagna elettorale condotta dal primo giorno con il sorriso sul volto, che l’ha portata in ogni quartiere ed anfratto del capoluogo facendosi conoscere anche da chi la percepiva come una figura lontana e dedita esclusivamente al mondo della scuola, ha pagato; l’accordo con il vero ago della bilancia, cioè Pino Ruta ed il suo “cantiere civico”, alla prova dei fatti ha retto all’esame del secondo turno, superando di slancio le polemiche giunte dal centrodestra e le accuse di “inciucio”, tipiche di contese del genere, che ricalcano lo schema arcinoto della volpe che quando non riesce ad arrivare all’uva va dicendo che è acerba.
Il centrodestra probabilmente si sentiva già vincitore due settimane fa, eppure non ha saputo capitalizzare al meglio il vantaggio che pure poneva Aldo De Benedittis in prima fila quando le urne si sono riaperte domenica mattina. Sarà interessante constatare l’atteggiamento dell’opposizione al più presto, che da un lato potrebbe capitalizzare comunque la maggioranza che al momento le liste garantiscono e quindi “attentare” subito alla fiducia e alla stabilità della legislatura nascente, oppure mettere in atto un dialogo costruttivo su alcuni grandi temi che affliggono la città e che, senza voler sembrare qualunquisti, non hanno colore politico.
Dal trasporto pubblico al centro storico afflitto da micro e macro criminalità, dall’edilizia scolastica alla viabilità dove vanno conciliate le esigenze “green” con scelte intelligenti (ancora non sappiamo dire se la pista ciclabile e le sue barriere portano Campobasso al livello delle principali città italiane ed europee oppure se al tempo stesso sono simboli di uno sfregio forzato all’arredo urbano del capoluogo), il centrosinistra raccoglie il testimone dei pentastellati (ritrovandoseli comunque alleati in consiglio) e dovrà giocoforza fare di meglio e di più.
De Benedittis e soci invece, che hanno parlato di “restaurazione” riconoscendo la vittoria della Forte e rammaricandosi al tempo stesso perché i cittadini non hanno voluto guardare al futuro (dal loro punto di vista incarnato dalla proposta di centrodestra), dovranno necessariamente fare mea culpa, sia per essere partiti in netto ritardo rispetto ai due competitor sia per aver, probabilmente, condotto una campagna elettorale che non ha fatto breccia nel cuore della gente, incentrata su slogan (il voto utile, il cambiamento, la filiera istituzionale da completare) che si sono rivelati probabilmente poco accattivanti e insufficienti nei contenuti.
L’affluenza più bassa, rispetto al primo turno, neanche ha giovato agli sconfitti che per la terza volta consecutiva escono con le ossa rotte dalla contesa per le comunali; possono consolarsi essendo in buona compagnia in quasi tutto il resto del paese, dove infatti nei sei capoluoghi di regione che sono andati al ballottaggio, il centrosinistra ha fatto l’en-plein.
Forse a mettere tutti d’accordo, stanotte, sarà solo il gol di Zaccagni.
Francesco de Lisio
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