Nonostante l’avvio della caccia di selezione, coordinata dall’Osservatorio regionale tecnico-scientifico degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche del Molise, i danni all’agricoltura sono sempre più ingenti, gli incidenti stradali causati da questi selvatici aumentano e lo spettro della peste suina è alle porte.
Anni di denunce, due manifestazioni con i trattori sotto la Regione per chiedere misure incisive, eppure gli agricoltori di Coldiretti Molise sono ancora sulle barricate bollando come insufficiente la politica venatoria regionale ed il sistema di gestione fin qui messo in atto.
“Chiediamo – spiegano dalla Federazione regionale Coldiretti – che si intervenga subito nella revisione della legge e dei regolamenti di settore, recependo le nuove normative nazionali che prevedono un’attività di controllo straordinario su tutto il territorio regionale, compresi i parchi e le aree protette e senza alcun impedimento da parte di Ispra”. Il riferimento è all’articolo 19-ter inserito con la Legge di Bilancio 2022, a modifica della legge 157/1992 che disciplina il Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica.
“Per tutto questo tempo – aggiungono da Coldiretti – si è continuato a ragionare come se la selezione fosse un altro tipo di attività venatoria e non come un’azione di riequilibrio ambientale. Ora serve un’improcrastinabile attivazione di quanto previsto dalla normativa nazionale per provare a porre rimedio a una situazione sulla quale né gli ATC, né la Regione hanno saputo prestare la dovuta attenzione negli ultimi anni. Non è più tollerabile che gli organi preposti continuino a temporeggiare, o peggio ancora ad ostacolare, nell’affrontare questa emergenza. Come non stigmatizzare – sottolineano da Coldiretti – il comportamento di alcuni soggetti che mettono in essere azioni tese ad ostacolare gli interventi di contenimento della specie, come accaduto di recente a Riccia e a Sessano del Molise, verso cui Coldiretti auspica, da parte delle Istituzioni, una ferma condanna”.
Oltre alle centinaia di migliaia di euro di danni di risarcimento agli agricoltori, l’emergenza fauna selvatica (che comprende anche altre specie animali come cervi, daini e caprioli) rappresenta un pericolo anche per i cittadini. Secondo i dati forniti dall’ “Osservatorio regionale tecnico-scientifico degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche”, negli ultimi anni si sono verificati, mediamente, oltre 300 sinistri stradali, anche con feriti gravi, nelle strade della nostra regione. Senza contare la PSA, la Peste suina africana.
Coldiretti, in proposito esprime un plauso al lavoro che da anni l’Osservatorio sta svolgendo sul territorio, fornendo un adeguato supporto sul piano tecnico-scientifico, nonché organizzativo ed operativo per coordinare gli interventi in tema di fauna selvatica.
Tornando alla PSA, finora nessun focolaio fortunatamente è stato riscontrato nel Molise ma il virus, veicolato dai cinghiali, è una spada di Damocle sulla zootecnia e, in generale, sull’economia delle aree interne, condizionando anche le normali attività umane.
Basti pensare che dove sono state attivate le misure sanitarie per contrastare la diffusione del virus oltre all’abbattimento dei capi (in caso di infezione le normative sanitarie prevedono l’abbattimento totale dei suini presenti in un area che va dai 3 ai 5 chilometri dal focolaio principale) sono state previste anche l’interdizione delle aree, il divieto di raccogliere funghi e tartufi, le attività di pesca e perfino il trekking e le passeggiate in bicicletta oltre a tutte le altre attività che potrebbero portare a un’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti. È doveroso, mettere in chiaro che la peste suina africana è la peste dei cinghiali e non nasce nei nostri allevamenti di suini.
Scendendo nel dettaglio dei dati della nostra regione va ricordato che in Molise ci sono circa 140 allevamenti specializzati e circa 3550 a carattere familiare per un totale di oltre 35mila suini, a fronte di una presenza, sottostimata, di oltre 40.000 cinghiali.
Pertanto, è assolutamente necessario avviare il Piano straordinario delle catture, abbattimento e smaltimento (rimozione dei cinghiali dal territorio mediante attività venatoria e attività di controllo ai sensi del PRIU, nonché attraverso le misure previste dall’art. 19-ter della L. n. 157/92), che ha valenza sull’intero territorio nazionale, indipendentemente dalla presenza di peste suina africana. Il Piano di cui trattasi ha validità quinquennale ed è attuato attraverso l’attività di controllo, non venatoria, ai sensi degli art.li 19, c.2, e 19-ter della L. n. 157/92., affiancandosi al Piano straordinario per la Peste Suina predisposto dal Commissario ad acta, che interviene sul fronte squisitamente sanitario attraverso l’attività venatoria.
Ad agosto 2023, dopo la nomina di un commissario straordinario viene emanata l’ordinanza che impone a tutte le Regioni di predisporre un piano quinquennale straordinario di controllo ed eradicazione della PSA attraverso misure di depopolamento dei cinghiali, tenendo presente il tasso di riproduzione elevatissimo di questa “specie aliena” di cinghiale. Per i Molise il Piano viene emanato dalla Giunta regionale a giugno 2024 e prevede un numero di abbattimenti che partendo da 7.500 nel 2023 dovranno raggiungere i 18.000 nel 2027.
Il livello di diffusione del virus è molto più elevato del Covid, ma per fortuna non infetta l’essere umano; come conseguenza però assistiamo, sui territori dove il virus della PSA è presente, alla emanazione da parte delle autorità pubbliche di ordinanze di abbattimento totale dei suini presenti in allevamento, ma molto poco viene posto in essere per realizzare un serio e concreto depopolamento dei cinghiali, vettori primari del virus.
In via precauzionale Coldiretti Molise ritiene necessario che le Istituzioni preposte dovrebbero mettere in atto tutte le strumentazioni normative che consentano la drastica riduzione della specie cinghiale in Molise a partire dal selecontrollo, ma non solo. A tal proposito, anche alla luce di alcuni isolati episodi che si sono verificati in occasione di interventi di selecontrollo effettuati da operatori abilitati, è auspicabile un intervento da parte delle Associazioni venatorie affinché le stesse assumano un ruolo da protagonisti in questa vicenda.
E’, pertanto, fondamentale condividere, tra il mondo agricolo e quello venatorio, una unica strategia sensibilizzando le rispettive categorie su questa emergenza al fine di individuare e supportare tutte le azioni che si renderanno necessarie per il contrasto ed il depopolamento dei cinghiali, specie in quelle aree che vengono ritenute più sensibili. Quella della PSA non è più solo una emergenza, bensì oramai rappresenta una “tragedia annunciata” ed occorre far presto attuando un piano di contenimento efficace per prevenire l’ingresso e la diffusione del virus.