Detenuto evade dal carcere di Campobasso, fermato vicino alla stazione. Sappe: “Servono provvedimenti urgenti”

Dopo l’evasione lampo, ieri pomeriggio, di un detenuto della casa circondariale di Campobasso, riacciuffato poco dopo nei pressi della stazione ferroviaria, Donato Capece, segretario generale del SAPPE commenta: “La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria della Nazione. Anche questa evasione lampo è la conseguenza dello smantellamento, negli anni, delle politiche di sicurezza dei penitenziari. Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria favorisce inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”, evidenzia il leader del SAPPE, per il quale “servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta! Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”.
Capece ‘mette sul tavolo’ “tre argomenti importanti e fondamentali che meriterebbero una particolare attenzione risolutiva: mi riferisco, in particolare, alla alta concentrazione di detenuti tossicodipendenti, che rappresentano quasi il 30% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su tre. La presenza di tossicodipendenti in carcere comporta da sempre notevoli problemi di gestione all’interno di un ambiente di per sé così problematico, soprattutto in relazione agli interventi sanitari necessari. Questo problema richiede fin dall’inizio la disponibilità di strutture esterne che si facciano carico della gestione dei tossicodipendenti. “Altra criticità”, prosegue, “è quella connessa ai troppi detenuti con problemi psichiatrici riversati nelle carceri dopo la chiusura degli OPG; soggetti spessissimo protagonisti di atti violenti contro i poliziotti penitenziari. Anche questo problema andrebbe affrontato con la disponibilità di strutture esterne che si facciano carico della gestione dei detenuti malati mentali (le REMS, attualmente assolutamente insufficienti). Per il leader del SAPPE, “l’ultima gravissima emergenza penitenziaria, in parte diretta responsabile delle precedenti due, è l’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria nelle carceri. Inadeguatezza che comporta un esagerato via vai di detenuti tra il carcere e le strutture ospedaliere con inevitabile ricaduta sui carichi di lavoro e sulla sicurezza e l’ordine pubblico. In questo caso, il problema andrebbe affrontato con il ripristino della sanità penitenziaria (che era una eccellenza nazionale) inopinatamente abolita una ventina di anni fa”. “In un simile contesto, per il SAPPE, è inaccettabile lo scenario quotidiano in cui opera il Corpo di Polizia Penitenziaria, tra aggressioni, rivolte ed altri eventi critici”, conclude Capece, che ha parole di elogio per i poliziotti penitenziari in servizio in Molise ma denuncia: “sono troppe e intollerabili le aggressioni contro la Polizia Penitenziaria. Sono troppo pochi i poliziotti in servizio (la scopertura di organico è del 16%) e ancora costretti ad esercitare la vigilanza dinamica. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano”.

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