In assenza di specifici interventi normativi, dall’ 1 gennaio 2025 entrerà in vigore il nuovo regime Iva per il Terzo Settore, che rischia di penalizzare non poco le realtà associative. Anche e soprattutto in Molise, dove tante associazioni già fanno fatica a portare avanti le loro meritorie attività in favore dei più deboli.
A sostenerlo è la consigliera regionale del Pd, Micaela Fanelli.
“I decreti legge 146 del 2021 e 215 del 2023 hanno infatti introdotto disposizioni che cambieranno il “volto” dell’attività degli enti associativi e, dal 1° gennaio 2025, quelli che prestano servizi o cedono beni ai propri associati dovranno aprire la partita IVA, rendendo tali attività rilevanti ai fini dell’imposta sul valore aggiunto (IVA)”.
Per evitare questo rischio, il capogruppo del Pd in Consiglio Regionale Micaela Fanelli e la consigliera Alessandra Salvatore, hanno presentato una mozione per sollecitare l’intervento della Regione Molise nei confronti del Governo e delle istituzioni europee, per la modifica della normativa.
“L’obbligo di dotarsi di partita iva riguarda le associazioni di promozione sociale (APS), altri enti del Terzo Settore (ETS) in forma associativa, associazioni generiche (ex art. 148 TUIR – DPR 917/1986), e associazioni sportive dilettantistiche (ASD). Restano escluse le ONLUS e le associazioni che non svolgono attività rilevanti ai fini IVA, come quelle che si finanziano esclusivamente con quote associative, donazioni, o contributi pubblici non qualificabili come corrispettivi, che potranno continuare a operare con il solo codice fiscale.
Le attività associative del Terzo settore che saranno soggette ad IVA, dovranno ridefinire la propria natura tributaria e saranno riclassificate come ETS commerciali o ETS non commerciali.
Un passaggio che presenta notevoli difficoltà, come evidenziato dal Forum Nazionale del Terzo Settore e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, che hanno richiesto modifiche normative per evitare impatti negativi sul sistema. Il rischio per molte ONLUS, soprattutto per quelle più piccole della Regione Molise, sarà infatti quello di perdere l’esenzione IVA, riservata esclusivamente agli ETS non commerciali e numerosi enti si troveranno costretti a sostenere oneri aggiuntivi. Soprattutto in settori essenziali che offrono servizi fondamentali come il trasporto di malati e feriti (ad esempio con ambulanze equipaggiate), le prestazioni socio-sanitarie rivolte a categorie vulnerabili come anziani, disabili, persone senza fissa dimora o vittime di tratta, i servizi educativi e formativi, inclusa l’istruzione per l’infanzia, l’aggiornamento professionale e la riqualificazione, le cure mediche fornite da enti riconosciuti e le attività di protezione per l’infanzia e la gioventù.
Il vulnus non sta tanto nella Direttiva Europea 2006/112/CE, che permetterebbe l’esenzione anche per enti commerciali che perseguono scopi sociali, purché non generino distorsioni di mercato, ma in quella italiana, nel prevedere che queste attività possano essere esenti da IVA solo se svolte da ETS non commerciali, mentre gli enti commerciali ne sarebbero esclusi, anche in caso di finalità sociali.
Le mozione presentata in Consiglio regionale chiede, dunque, l’impegno al Presidente della Regione presso il Governo nazionale nel farsi promotore presso le istituzioni europee per la revisione della direttiva IVA 2005/112/CE, ma soprattutto a chiedere al Governo e in tutte le sedi, a partire dalla Conferenza delle Regioni, di adottare o promuovere una soluzione normativa che mantenga per il Terzo Settore il regime di esclusione IVA e che tenga conto della specificità delle attività associative non commerciali, in modo da preservare il contributo insostituibile che il Terzo Settore apporta alle comunità.
Un impegno che va al di là delle diverse posizioni politiche, unicamente teso a salvaguardare e preservare il lavoro svolto dalle associazioni di volontariato, che soprattutto in Molise spesso sopperiscono la mancanza di servizi, che si ripercuote in particolar modo sulle fasce più deboli della popolazione.”