Era finito sotto inchiesta con l’accusa di maltrattamenti nei confronti della compagna ma il giudice ha messo la parola fine prima che il procedimento penale potesse approdare in udienza preliminare. L’uomo, quasi 40enne, residente nell’hinterland campobassano, ha dovuto affrontare sia la fase delle indagini sia due opposizioni da parte della denunciante ad altrettante richieste di archiviazione avanzate dal pubblico ministero. La vicenda è nata ad aprile del 2023 quando la donna si è rivolta alle forze dell’ordine, raccontando di diversi episodi ripetutisi nel tempo, in circa 8 anni, caratterizzati da violenze verbali e in alcuni casi anche fisiche. Lui, quindi, andato via di casa, si è avvalso di un difensore per respingere quelle pesanti accuse, certo di dimostrare la sua innocenza. I riscontri degli inquirenti uniti ai motivi di difesa da parte dell’indagato hanno evidenziato come i reati contestati non si fossero configurati e che i presunti episodi di maltrattamenti, secondo quanto emerso, erano piuttosto da ricondurre ad accesi litigi di coppia. Per tale motivo il pm, dopo la chiusura delle indagini, ha chiesto l’archiviazione del procedimento aperto a carico dell’uomo, a cui però si è opposto il legale della donna, chiedendo la prosecuzione delle indagini. Il magistrato, tuttavia, non ha rinvenuto nuovi elementi per sostenere un capo di imputazione e ha riproposto l’archiviazione. Ne è seguita una nuova opposizione della parte offesa e la discussione davanti al giudice di Campobasso. Il gip Roberta D’Onofrio, lette le carte e ascoltate entrambe le parti, ha ritenuto che non vi fossero elementi che avvalorassero le accuse e ha emesso il decreto di archiviazione che ha scagionato prima del tempo il 40enne. “Condivido le motivazioni del provvedimento giudiziario – il commento dell’avvocato Maria Assunta Baranello, che ha curato la difesa dell’uomo. – Non solo è stato dimostrata l’assenza del reato di maltrattamenti ma è stata ridata dignità ad un uomo e un padre che rischiava di finire sotto processo ingiustamente, passando per quello che non è e a scapito anche di tanti casi gravi o meno gravi in cui effettivamente l’autorità giudiziaria deve intervenire e vanno attivati tutti i percorsi di tutela per la vittima“.
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