I dipendenti della 3g spa hanno protestato questa mattina a Campobasso, in piazza Pepe, in concomitanza con altri numerosi lavoratori dei call center in tutta Italia. Oggetto della contestazione la scelta da parte di Assocontac (associazione datoriale di cui fa parte anche la 3g) ad aprile dell’anno scorso di uscire dal CCNL, adottandone uno nuovo considerato peggiorativo per i lavoratori.
Due sono stati i momenti della manifestazione, guidata dai sindacati di categoria – Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni – e dalle Rsu: il presidio in piazza Pepe con successivo incontro presso il Palazzo del Governo di una delegazione sindacale con il Prefetto Michela Lattarulo; presenza ai lavori del Consiglio comunale di Campobasso che ha approvato un ordine del giorno a sostegno delle rivendicazioni sindacali e come appoggio istituzionale alla vertenza. Il Prefetto (si è trattato del terzo incontro sulla vicenda) ancora una volta ha espresso vicinanza e garantito impegno affinché si arrivi ad una svolta positiva, nei limiti delle proprie competenze, avendo già comunicato al Governo le rivendicazioni dei lavoratori della 3g, considerando che la partita si gioca ad un livello istituzionale superiore.
“Chiediamo che le aziende facciano un passo indietro rispetto alla scelta che noi consideriamo discutibile e scellerata di aver abbandonato il contratto nazionale di lavoro“, ci spiega Gianni Andreola, dirigente Rsu e rappresentante della Uilcom Uil.
“Chiediamo inoltre al Governo che venga approvata una legge di riordino e rilancio del settore dei call center, altrimenti sistematicamente si ripeteranno vertenze di questo tipo, in quanto un’azienda può tirarsi fuori da un contratto collettivo e adottarne un altro più vantaggioso, a discapito dei lavoratori“.
Lo sciopero ha avuto luogo in numerose località italiane, mentre a Roma una delegazione nazionale è stata ricevuta dal ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Altissima è stata l’adesione, tra l’80% e il 100%. Il 12 febbraio ci sarà un nuovo incontro a livello nazionale, presso il Ministero del Lavoro, con il ministro Calderone e il ministro dello Sviluppo Economico, Adolfo Urso: insieme ai sindacati verrà affrontato il tema dei call center, affinché ci si muova verso una legge ad hoc.
Dal 1 febbraio, intanto, è ufficialmente entrato in vigore il nuovo contratto. Un contratto considerato “penalizzante”, che tocca non solo il salario (“non sarà previsto nessun aumento in base all’inflazione“, ci spiega ancora Andreola), ma anche istituti come permessi e malattia, con meno garanzie (“ad esempio dopo un paio di eventi il corrispettivo giornaliero non viene più pagato per intero“), e viene meno la clausola sociale: in caso di cambio appalto non viene garantita la continuità lavorativa a tutti i dipendenti, né la territorialità, con potenziale perdita di posti di lavoro.
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