Era il 13 febbraio 1985 quando il Campobasso inaugurò il suo nuovo stadio, un impianto destinato a diventare il teatro di emozioni indelebili, tra gioie, dolori e battaglie epiche. La prima partita su quel rettangolo fu una sfida che entrò nella leggenda: l’ottavo di finale di Coppa Italia contro la Juventus. Non un semplice debutto, ma un’impresa, con i rossoblù capaci di superare i bianconeri 1-0 grazie al gol di Guido Ugolotti.
Quarant’anni dopo, il Campobasso FC rende omaggio a quella serata con un evento speciale, che si terrà il 16 febbraio in occasione della gara casalinga contro la Ternana. Sarà un momento per celebrare il legame con uno stadio che ha accompagnato generazioni di tifosi e che continua a essere il cuore pulsante della squadra. Alcuni protagonisti di quell’impresa, come Raffaele Di Risio e Domenico Progna torneranno sul campo per riabbracciare il pubblico.
Durante la cerimonia, il capitano attuale, Antonio Di Nardo, consegnerà ai tre ex giocatori delle targhe celebrative, un segno di riconoscenza per chi ha contribuito a scrivere pagine indelebili della storia del club.
L’omaggio a quella data non si esaurirà con la gara del 16 febbraio. Per tutto il mese, il club manterrà vivo il tributo con una patch speciale dedicata al quarantennale, che accompagnerà ogni comunicazione ufficiale. Non un semplice simbolo, ma un segno tangibile di appartenenza, un filo rosso che collega passato e futuro, storia e prospettiva.
A rafforzare questo legame tra tradizione e modernità, il club ha creato una serie esclusiva di felpe con la stessa patch, trasformandole in un emblema della storia rossoblù. Disponibili presso lo store ufficiale del Campobasso FC, rappresentano un segno di appartenenza e identità.
Il Molinari Avicor Stadium è il luogo in cui si sono intrecciate speranze, illusioni, cadute e rinascite. Ha vissuto l’eco di esultanze fragorose e il silenzio amaro delle sconfitte, ha accolto generazioni di tifosi che hanno tramandato la loro passione come un’eredità preziosa. E oggi il Campobasso FC non vuole semplicemente omaggiare il passato, ma proiettare quello spirito indomito nel futuro, con la stessa fierezza di chi sa di appartenere a qualcosa di più grande di una squadra: a una storia collettiva, fatta di sudore, passione e identità.
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