«Che per lo stabilimento di Termoli Stellantis dovesse quantomeno prevedere una nuova linea di produzione era inevitabile, altrimenti si sarebbe andati incontro alla chiusura definitiva. Infatti, con la fine di alcune produzioni a luglio, una soluzione doveva arrivare, ma dobbiamo guardare i numeri: l’85% della forza lavoro resta scoperta. Dobbiamo accontentarci e ringraziare, oppure pretendere un piano industriale vero, che garantisca la piena occupazione dei circa 2000 operai? La Gigafactory resta essenziale per dare un futuro duraturo al sito produttivo», dichiara Roberto Gravina, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e coordinatore nazionale del Comitato Enti Locali.
«Mentre il centrodestra regionale si affretta ad autocelebrarsi, le criticità restano, e i sindacati lo stanno ribadendo con forza: una boccata d’ossigeno momentanea non basta, serve una politica industriale che assicuri stabilità e crescita, non solo l’ennesima proroga con data di scadenza. Ma con un ministro come Urso, che si vanta di risultati inesistenti, possiamo davvero aspettarci un cambio di rotta? I dati parlano chiaro: su 25 mesi di governo Meloni, per 24 volte la produzione industriale ha registrato un calo, con una perdita di fatturato di 42 miliardi solo nell’ultimo anno. Sono numeri da recessione industriale, aggravati dall’aumento vertiginoso della cassa integrazione».
Il consigliere del M5S non risparmia critiche alla narrazione del Governo e della Regione: «Qui nessuno specula, come qualcuno vorrebbe far credere. Piuttosto, il centrodestra spieghi se la vera speculazione non sia stata fatta in campagna elettorale, promettendo mari e monti sulla Gigafactory».
Gravina conclude sottolineando l’importanza dell’audizione in Parlamento del presidente di Stellantis, John Elkann, prevista per il 19 marzo, ottenuta anche grazie alla forte pressione politica del Movimento 5 Stelle. «Sarà un momento fondamentale per avere finalmente risposte chiare sul futuro dello stabilimento di Termoli e sul reale impegno dell’azienda nel nostro Paese. Servono garanzie, non solo promesse. Senza un piano industriale serio e investimenti strutturali, il futuro dello stabilimento di Termoli resta appeso a un filo. Noi continuiamo a chiedere certezze e misure concrete, perché il lavoro e lo sviluppo del territorio non possono dipendere dagli annunci di giornata».
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