C’è incredulità, dolore, rabbia, così come tante domande che a distanza di migliaia di chilometri non solo parenti e amici, ma un’intera comunità – stretta intorno alla famiglia di Sonia Di Pinto – si sta ponendo da ieri dopo la tragica notizia dell’omicidio della loro compaesana 46enne, emigrata in Lussemburgo alcuni anni fa. I dettagli del drammatico episodio che ha segnato e stravolto la serenità del giorno di Pasqua a Petacciato sono ancora tutti da ricostruire e chiarire. Le forze di polizia locali stanno raccogliendo le testimonianze che potrebbero giocare un ruolo chiave soprattutto per i minuti immediatamente precedenti e successivi a quella che appare come una rapina finita nel sangue. Ancora più decisivi potrebbero risultare eventuali video estrapolati da telecamere di sorveglianza che potrebbero dare un volto, una sagoma, o comunque importanti indizi circa l’aggressore. Il corpo di Sonia, che lavorava in una pizzeria nel quartiere Kirchberg, nella capitale del Lussemburgo, sarebbe stato rinvenuto nello scantinato dell’attività commerciale a distanza di ore dal presunto omicidio – alcuni media parlano addirittura di otto ore, ma sono informazioni che andranno confermate, – ossia quando il compagno con cui è emigrato nel Paese nordeuropeo, ormai seriamente preoccupato del mancato rientro della donna e del silenzio prolungato dovuto ai tentativi falliti di mettersi in contatto con lei, avrebbe allertato le forze dell’ordine. La 46enne molisana sarebbe stata colpita alla testa da un oggetto contundente, stando ai primi riscontri dei medici intervenuti sulla scena del delitto, sarà tuttavia l’esito dell’autopsia, già disposta ieri dall’autorità giudiziaria lussemburghese, a darne conferma e soprattutto a stabilire la causa del decesso. Il presunto rapinatore sarebbe fuggito con un incasso di circa 3mila euro. Se venisse confermata la versione della rapina, perché Sonia è stata colpita? Si è opposta al balordo o quest’ultimo ha agito in maniera spietata senza interessarsi delle conseguenze o forse non immaginando nemmeno di provocare un esito così drammatico? E l’arma utilizzata per colpire la donna è stata trovata o è sparita insieme all’omicida? Infine, perché Sonia era sola in quel momento? Era lei incaricata alla chiusura del locale sabato sera? Tutte domande a cui gli inquirenti cercheranno di dare risposte, con la supervisione della Farnesina, che monitorerà l’andamento della indagini a supporto della famiglia, che ha lasciato Petacciato per recarsi in Lussemburgo. “Non posso ancora crederci“, scrive il suo compagno, in un messaggio di dolore. “Eravamo felici, mi hanno strappato l’anima, sei stata sempre la migliore tra noi due, non riesco ad accettarlo“. Questa mattina sulla sua bacheca Facebook appare un’immagine di Sonia che ride probabilmente durante una piacevole serata. “Voglio ricordarti così“, scrive ancora il compagno, mentre tantissimi amici e conoscenti lasciano continuamente commenti di cordoglio e affetto. La 46enne, nata in Svizzera, era rientrata insieme ai genitori molisani a Petacciato, che – come lei successivamente – erano stati migranti per lavoro. Nel comune molisano Sonia aveva lavorato e si era spesa con il proprio altruismo in iniziative sociali, principalmente come volontaria della Protezione Civile. “Esprimo a nome mio, dell’amministrazione comunale e di tutta la cittadinanza il cordoglio per la tragica e improvvisa scomparsa di Sonia“, il messaggio del sindaco Roberto Di Pardo. “Il dolore, lo smarrimento sono i sentimenti prevalenti dell’intera comunità di Petacciato che si stringe intorno ai genitori e ai fratelli per questa tragedia che lascia tutti nello sconcerto“.
Molisana 46enne trovata senza vita nella cantina di un ristorante in Lussemburgo, ipotesi omicidio