Una serata nel segno della risata e della riflessione. Un tuffo nel passato che è anche presente, perché certi temi sono sempre attuali, ma soprattutto perché Roberto Sacchetti e Rossella Menotti, attori e registi dell’adattamento di due opere teatrali in atto unico di Molière, hanno saputo mettere in risalto alcuni aspetti della società contemporanea. La Bottega dell’Attore, nota compagnia teatrale di Campobasso facente parte dell’associazione Vivi Colle dell’Orso OdV ETS, è tornata sul palcoscenico del “Savoia” in grande stile. Per il Quattrocentenario Molière (quindi a 400 anni dalla nascita di Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, commediografo e attore teatrale francese, uno degli autori più importanti del teatro classico d’oltralpe del XVII secolo), ha promosso una serata di spettacolo non solo come omaggio all’autore ma anche per realizzare una raccolta fondi e avvicinarsi al pubblico dei più giovani, vittime predilette di un mondo virtuale che spesso supera i confini dell’opportunità e dello svago occasionale, destinatari di un eccesso spregiudicato di informazioni e immagini che finiscono per disorientarli nel loro percorso di formazione che peraltro non si esaurisce con gli anni della scuola.
Quando Sacchetti, travestito da Molière, immaginando di stare a metà fra la corte del re Sole e il teatro Savoia, invita il pubblico a spegnere i cellulari e godersi lo spettacolo, lancia un monito che anticipa in parte i temi della rappresentazione e che va oltre il tempo finito della messa in scena. Semplice ma molto efficace la scenografia – curata da Alessio Di Lallo e Michele Del Duca – che ci porta indietro di qualche secolo, in risalto soprattutto gli abiti d’epoca, in parte realizzati a mano da Antonella Tosto. “Sganarello o Il cornuto immaginario” è la ‘tradizionale’ – per così dire – commedia degli equivoci, in cui coincidenze e piccole dinamiche scatenano una serie di reazioni a catena che fanno pensare a ogni protagonista di essere stato rispettivamente tradito dal proprio compagno o compagna, “cornificati”, prima che un personaggio apparentemente marginale – la confidente di Célie – intervenga per far ragionare i presenti e contribuire a mettere in chiaro le cose. Il tutto forbito con linguaggio pregno di formalismo e poche domande, l’apparenza che diventa realtà, la paura della verità che cede il passo all’ambigua menzogna, la diffidenza che governa sulla curiosità e sull’intenzione di andare a fondo. La critica è anche al pensiero unico. Bravissimi gli attori che divertono e si divertono con il pubblico, rendendo la trama simpatica ma non banale.
Con “Le preziose ridicole” il collegamento con la contemporaneità è ancora più chiaro. Lo spettacolo è soprattutto incentrato sulle cugine Magdelon e Cathos, due giovani borghesi che arrivano a Parigi per scoprire il mondo aristocratico, ma il loro modo di fare finisce per irritare anche il padre e zio delle ragazze. Due gentiluomini, “snobbati” dalla due donne, intuendo la loro origine provinciale, travestono due loro serve da marchese e duca (nel riadattamento della Bottega dell’Attore c’è anche il riferimento all’omosessualità, inglobato in maniera probabilmente non casuale nel gioco delle apparenze), così le ragazze, credendoli tali, li assecondano, sperando di poter entrare grazie a loro nell’alta società. Le bugie rifilate una dietro l’altra dai finti nobili e i fin troppo generosi complimenti espressi dalle cugine danno vita ad una tale farsa che persino nel pubblico – che apprezza le moine e la performance istrionica dei singoli – viene generato un senso di fastidio verso i protagonisti, che forse è proprio il vero fine dell’autore e dei registi. Anche in questa occasione, come in passato, si evidenza come il metateatro – lo spettacolo nello spettacolo – sia tema caro alla Bottega dell’Attore. Alla fine i due gentiluomini entrano in scena e rivelano la vera natura delle loro serve, facendo fare una figura meschina alle due giovani borghesi.
L’apparenza per giudicare o per conquistare una posizione di rilievo nella società, salvo finire prima o poi smascherati, con conseguenze imprevedibili, è purtroppo uno degli altri grandi aspetti di cui è contaminata l’attuale società delle immagini. E si capisce come il senso delle due rappresentazioni non coinvolga solo i giovani ma anche i più adulti, che non di rado predicano bene e razzolano male. Tutti meritano una menzione per lo spettacolo: oltre a Sacchetti e Menotti, che vi hanno preso parte da protagonisti, gli attori Marina De Simone, Vinicio Rocco, Domenico Petrucci, Emanuela Lommano, Giuliana Trentalange, Egidio Oliva, Lilia Montecchi, Antonella Tosto, Alissja Farinari, Lia Armagno, Antonio Licameli, Anna Maria Maselli, Anna De Blasio e Ada Alfieri, il chitarrista Jacopo Rizzardi, le ballerine Fabiana Lucia, Alice De Vincenzo e Sara Scalabrino della scuola di danza Scarpette Rosse, l’aiuto-regia Antonio Salvatorelli, i tecnici audio-luci Luca de Cesare e Angelo Licameli dell’APS Silos.
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