La CGIL Molise intende esprimere il proprio dissenso e la forte preoccupazione sul Ddl 591/2023 di conversione del DL 20/2023, denominato Decreto Cutro che produrrà ancora ingiustizie e sofferenze continuando a non riconoscere e rispettare le persone.
“Si vuole continuare ad andare verso una demolizione del sistema SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), il sistema di accoglienza affidato ai Comuni, che già con il decreto Salvini ad ottobre 2018 aveva subito delle modifiche per nulla attente all’essere umano”, commenta Sabrina Del Pozzo.
“Per le modifiche del decreto ai tempi, i richiedenti asilo vennero sottratti al sistema di accoglienza diffusa ed inseriti nei CAS (centri di accoglienza straordinaria), luoghi affollati dove le persone si ritrovano ferme ed impossibilitate a svolgere formazione o ad intraprendere strade utili per una crescita personale e per la comunità. Adesso il rischio è maggiore. Il Governo punta sui quei lager definiti hot-spot, vere e proprie carceri che non possono essere definiti, come invece qualcuno vuole far credere, ‘semplici’ strutture di prima accoglienza in attesa di qualcosa di migliore.
Ci ritroveremo con una nuova divisione tra richiedenti asilo da una parte e rifugiati dall’altra. Si vuole tornare ai grandi centri con tutte le conseguenze catastrofiche che questo può comportare per i territori e per le scelte e le modalità di gestione.
L’intenzione è di eliminare anche la protezione speciale, quella protezione che permette il riconoscimento di una protezione sulla base della valutazione di vari aspetti della vita della persona e che già in passato ha subito modifiche e cambi.
Tutto questo e molto altro purtroppo produrrà ulteriore irregolarità e altro sfruttamento e disuguaglianza.
Siamo per i canali d’ingresso legali, non per le politiche di esternalizzazione delle frontiere, per la salvaguardia della vita umana, non per i grandi centri che non ‘curano’ le persone e non siamo per il racconto della continua emergenza che serve soltanto a creare la paura dell’altro. Metteremo in campo azioni per far sentire anche la nostra voce e per far conoscere ed informare perché crediamo, fortemente, che la non conoscenza dei fatti e delle persone e che i racconti sbagliati o sviluppati per altri fini non uniscono ma dividono.”
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