Il professionista abruzzese d’adozione e molisano di nascita Angelo Bucci, di rientro da Copenaghen, in Danimarca, dove ha partecipato nei giorni scorsi al Congresso mondiale degli architetti, racconta la sua esperienza come relatore.
“La mia ricerca è stata accolta con entusiasmo e curiosità – afferma. – Potersi confrontare con studiosi di tutto il mondo sugli obiettivi di sviluppo sostenibile ha arricchito tutti i partecipanti di tanti nuovi punti di vista e approfondimenti utili ad approcciare temi così complessi. La complessità, infatti, è stato il filo rosso che ci ha accompagnato nei quattro giorni di intense discussioni. Tutti i panel hanno dedicato molta attenzione ad ogni singolo tema di approfondimento, ma considerandolo sempre in un ambito più ampio, che rappresenta il sistema complesso del nostro pianeta”.
Il panel che lo ha visto come relatore è stato incentrato sul ruolo del design nella società moderna. Un argomento che è stato in perfetta sintonia con la materia del congresso di quest’anno, ovvero creare un dibattito su come l’architettura possa essere uno strumento per raggiungere i diciassette obiettivi per uno sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e su come innovazione e collaborazione multidisciplinare possano apportare un reale cambiamento all’ambiente costruito. L’architetto, inoltre, ha posto l’attenzione su quanto sia necessario un cambio di paradigma nella progettazione e un cambio di approccio alla società moderna, affinché il design non sia solo uno strumento di marketing ma recuperi quel ruolo di formazione di coscienze nella società, per renderla più sostenibile, etica e inclusiva.
“Nello spazio in cui ho presentato la mia ricerca – spiega Angelo Bucci – si è parlato soprattutto della necessità di condivisione degli obiettivi e di interdisciplinarità dell’approccio, temi che rientravano anche nel mio contributo al panel stesso. In un’ottica di revisione dell’idea comune di progettazione, sono stati presentati ricerche e argomenti che abbracciavano anche altri settori, dall’antropologia alla biologia marina, essendo tutti consci del fatto che, senza il contributo di altre professionalità, il lavoro del solo progettista potrebbe non essere capace di avere effetti sul contesto complessivo e, dunque, restare un progetto fine a se stesso”.
Il lavoro che l’architetto ha illustrato al Congresso di Copenaghen non finisce qui. Il prossimo obiettivo è la pubblicazione del libro che conterrà le stesse tematiche. “Cercherò di confrontarmi sempre con più persone a riguardo – conclude – e costruire, in questo modo, un nuovo percorso da seguire insieme. Spero che la classe creativa riesca, così facendo, ad uscire dal cono d’ombra in cui è stata relegata negli ultimi decenni e torni ad avere un ruolo nella società come promotrice di idee e stimolo allo sviluppo di una nuova coscienza”.
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