Le battaglie e le ragioni di lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti, in occasione dello sciopero del 17 novembre e della giornata di mobilitazione internazionale degli studenti, si fonderanno in una stessa data. Infatti, a poco più di un anno dall’insediamento del ministro Valditara e alla luce degli insufficienti stanziamenti nella legge di bilancio per il contratto e agli assenti fondi per il diritto allo studio, l’idea di scuola del Governo appare sempre più povera, divisa e precaria. Riforme come l’autonomia differenziata, il dimensionamento scolastico con il taglio di quasi 900 istituti, l’alto tasso di lavoro precario, le riforme della condotta e della filiera tecnico professionale, rischiano di rendere la scuola un moltiplicatore di disuguaglianze, subordinato alle logiche del mondo delle aziende e dei privati. Per tutti questi motivi le lavoratrici e i lavoratori della Conoscenza si fermeranno il 17 novembre per lo sciopero nazionale e scenderanno in piazza con studenti e studentesse.
La segretaria generale della FLC CGIL Gianna Fracassi dichiara: “Scioperiamo per contrastare il definanziamento dei settori della conoscenza in questo Paese. Nella scuola è in atto una vera e propria spending revie che si tradurrà, col dimensionamento, in un taglio lineare che rischia di sguarnire il sistema dell’istruzione soprattutto nei territori più deboli come il Sud e le aree interne. Saremo in piazza anche contro il tentativo di privatizzare interi pezzi della conoscenza tramite l’entrata dei privati nella governance degli istituti con l’introduzione della nuova filiera tecnico-professionale. Una riforma che piega alle esigenze dell’imprese il sistema dell’istruzione negandone la vera funzione che è quella di formare cittadini critici e consapevoli. Le risorse in legge di bilancio per rinnovare i nostri contratti sono insufficienti e non si affronta il tema della stabilizzazione dei 200 mila precari della scuola. Un lavoro stabile è un diritto per il lavoratore e garantisce continuità e qualità dell’offerta didattica. Scioperiamo infine, perché riteniamo ingiusto e illegittimo il disegno di autonomia differenziata che è attualmente in discussione in Parlamento e che rischia di portare a un sistema fatto di tante scuole diverse, con i diritti a geometria variabile a seconda del territorio in cui si vive”.
Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione Degli Studenti sottolinea: “Scendiamo in piazza il 17 novembre per portare all’attenzione della politica e del Paese tutto le richieste del manifesto nazionale I diritti non si meritano, frutto di momenti assembleari e di confronto tra gli studenti di tutto il Paese. Ribadiamo che l’istruzione non si merita, è un diritto di base, e lo rivendichiamo con forza: il diritto ad un’istruzione completamente gratuita, con una Legge nazionale sul diritto allo studio e almeno il 5% del PIL all’istruzione; il diritto ad una scuola non subordinata alle aziende e ai privati, con l’ abolizione dei PCTO e delle forme di Alternanza Scuola – Lavoro in favore dell’istruzione integrata; il diritto a spazi sicuri ed adeguati, con interventi massivi sull’edilizia scolastica; il diritto ad una scuola tutelante, con una riforma della didattica e della valutazione ed interventi per la tutela del benessere psicologico; il diritto a decidere nelle nostre scuole, con il potenziamento della rappresentanza studentesca ed un nuovo Statuto dei diritti degli studenti e delle studentesse”.
Per la Rete degli Studenti Medi, Paolo Notarnicola ribadisce: “Ogni giorno il futuro della nostra generazione diventa sempre più precario. Vediamo avanzare la crisi climatica e conflitti globali, e lo spazio per noi è pari a zero: veniamo educati ad un lavoro povero e precario, mancano fondi per garantire la tutela del benessere psicologico nella sanità pubblica e il diritto allo studio è di fatto negato. Non resteremo a guardare in silenzio mentre il Governo disinveste nei giovani. A partire dalla finanziaria serve stanziare fondi per garantire l’accesso all’istruzione, serve investire in edilizia, serve fermare le riforme che stanno svuotando di senso e privatizzando la formazione nel nostro Paese. Il 17 scenderemo in piazza in tutto il Paese insieme ai lavoratori dell’FLC CGIL, perché non accetteremo decisioni prese sulla nostra pelle, non resteremo a guardare!”.
ANCHE IN MOLISE LA SCUOLA SCIOPERA: MANIFESTAZIONE A CAMPOBASSO, IN P.ZZA PREFETTURA DALLE 9.30
“Per cambiare una legge di bilancio che continua a impoverire il sistema d’istruzione molisano”, spiega la Flc Cgil Molise. “Tante sono le ragioni per scioperare il 17 novembre e far sentire la voce dei lavoratori del settore, che continuano ad essere penalizzati con la riduzione di risorse e di organici e sviliti quotidianamente con operazioni ideologiche, che nulla hanno a che fare con la crescita del nostro sistema formativo e con l’esigenza di garantire alle studentesse e agli studenti una scuola pubblica di qualità.
Chiediamo:
– Lo stanziamento nella legge di bilancio 2024 di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti per tutto il personale, stabile e precario, per rispondere alla perdita del potere di acquisto. A fronte di un’inflazione cumulata pari al 18% in tre anni, il governo stanzia risorse che ne coprono appena 1/3 (il 5,8%);
– Un piano di stabilizzazioni straordinario per sanare l’annoso e ormai strutturale problema del precariato in tutti i settori del comparto. Ricordiamo che quest’anno ci sono 1.300 pecari nelle scuole molisane (900 docenti e 400 Ata), consolidando un dato ormai strutturale in Molise, ovvero circa il 20% dei lavoratori della scuola precario. Al contrario, occorrerebbe intervenire con politiche per il reclutamento in grado di saper coniugare il rispetto dei diritti acquisiti e la continuità didattica con la qualità dell’offerta formativa;
– Investimenti in tutti i nostri settori, a partire dal significativo incremento delle risorse per gli organici, il tempo scuola e il diritto allo studio. Il Molise è la regione con la percentuale più bassa d’Italia di alunni che frequentano il tempo pieno (8%, a fronte di una media nazionale del 38% e percentuali al di sopra del 50% in particolare nelle regioni del centro nord).
– Il blocco immediato di iniziative di disinvestimento come il dimensionamento scolastico. Le nuove norme prevedono un innalzamento dei parametri per l’attribuzione del numero di autonomie scolastiche, che verranno attribuite ad ogni regione in proporzione al numero degli alunni. La normativa, che si applicherà dall’a.s 2024/25, porterà al taglio di 8 Istituzioni scolastiche in tre anni in Molise: dalle 52 attuali si passerà a 49 nell’a.s 2024/25, a 45 nel 2025/26 e a 44 nel 2026/27. Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio verrà confermato, complice il costante decremento demografico, la nostra Regione rischia ulteriori tagli.
– Il blocco immediato di ogni progetto di autonomia differenziata, tramite lo stralcio dell’istruzione e della ricerca dalle 23 materie regionalizzabili previste dal DDL Calderoli.
Investire in conoscenza vuol dire investire sul futuro. Un paese che taglia sulla conoscenza è un paese che taglia il proprio futuro.
Venerdì 17 novembre scioperiamo per il nostro futuro e il futuro del Paese.”