Uno spettacolo che regala sempre mille emozioni e che scalda il cuore – oltre che il “corpo” di chi si trova davanti a tutti, a pochi centimetri dal corteo – dei presenti, in migliaia anche stasera ad Agnone per assistere alla tradizionale ‘Ndocciata.
C’è chi assiste in strada, magari dopo aver percorso chilometri, e chi dalle finestre e dai balconi delle proprie case se si ha la fortuna di abitare proprio a ridosso del percorso.
La tradizione si rinnova e sfida il freddo in vista del Natale. L’abilità dei portatori rende possibile la magia e il costante intrattenimento che illuminano la notte agnonese.
Si tratta di un appuntamento che ha radici profonde, che risalgono all’epoca romana, al tempo della tribù del Sannio. I Sanniti usavano ‘ndocce come fonte di luce durante gli spostamenti tribali che si verificavano durante la notte. Dopo il XVIII secolo, la tradizione è stata tramandata dai contadini che cercavano di illuminare il percorso dei vari quartieri per raggiungere le numerose chiese nella notte di Natale.
In cosa consiste lo spettacolo: le cosiddette “‘ndocce”, alias le torce, hanno una forma a “ventaglio” (la raggiera) e sono costituite in legno di abete bianco reperito nel bosco di Montecastelbarone. Le torce portate in spalla possono essere singole o multiple, e arrivare fino a 20 fuochi. Le contrade di Agnone che partecipano alla ‘Ndocciata sono cinque: Capammonde e Capabballe, Colle Sente, Guastra, Sant’Onofrio, San Quirico. Le file sono costituite da centinaia di portatori di torce vestiti in abiti tradizionali, le cappe, che sfilano per il corso principale del paese illuminandolo con una lunga scia di fuoco. Vi sono cori ed esibizioni di zampognari per le vie di Agnone, oltre a competizioni per stabilire quale sia la più grande e la più bella ‘ndoccia. La processione si conclude con il “Falò della Fratellanza” a Piazza Plebiscito dove è allestito un presepe.
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