I difensori di Giovanni De Vivo, gli avvocati Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato, hanno presentato appello contro la sentenza della Corte d’Assise di Campobasso che a settembre scorso ha condannato il 39enne campobassano a 15 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio di Cristian Micatrotta, avvenuto la vigilia di Natale del 2021 in via Vico. I legali puntano quantomeno a ridurre la pena, contestando diversi punti del provvedimento. “La Corte ha dato per scontato che De Vivo avesse la disponibilità del coltello sin dall’inizio ma in realtà l’accusa non è riuscita a provarlo”, spiega al telefono Prencipe. “Noi abbiamo prodotto in giudizio una foto, riconducibile ad una data precedente all’episodio, che ritrae uno dei ragazzi coinvolti (il ‘cognato’ della vittima, ndr) con dei coltelli della stessa linea di fabbrica di quello con cui è stato colpito mortalmente Micatrotta. La Corte ha affermato che questo non può provare che il coltello sia stato portato dagli altri ragazzi, ma ciò dovrebbe valere allora anche per il nostro assistito”. Uno dei punti su cui la difesa si è battuta in primo grado e che sarà riproposto in appello riguarda la volontarietà del gesto. “Riteniamo che, all’esito dell’autopsia e di quanto escusso in aula, Micatrotta non sia stato colpito con l’intenzione di uccidere ma piuttosto a seguito di una reazione durante la colluttazione. Su questo, secondo noi, andrebbe giudicato De Vivo”.
Omicidio Micatrotta, De Vivo condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione. Esclusa la premeditazione