Quando la loro storia d’amore, che era culminata in una convivenza e nella nascita di una bambina, è purtroppo finita, lui si è ritrovato da un giorno all’altro senza la possibilità di vedere più sua figlia: in una raccomandata l’uomo, un 50enne di Isernia, che all’epoca dei fatti, nel 2010, aveva qualche anno di meno, è stato avvisato dall’ex compagna, di origine slovacca, che la piccola era tornata con lei nel suo Paese. Da quel momento il molisano, affidandosi all’avvocato Maria Assunta Baranello, ha iniziato una serie di battaglie giudiziarie per poter riportare la bambina in Italia. Ieri è arrivata la sentenza della Corte d’Appello di Campobasso che ha confermato la condanna penale di primo grado di un anno e sei mesi di reclusione a carico della donna, 55enne. Il Tribunale dei Minori, infatti, al momento della rottura dell’unione aveva disposto che la figlia vivesse a Isernia, in prevalenza presso il padre. Qualunque cambiamento doveva passare per il medesimo Tribunale, o comunque doveva trovare il consenso dell’altro genitore. La Corte presieduta dal giudice Pupilella ha riscontrato la violazione del diritto esclusivo dell’affidamento, dal momento che la responsabilità genitoriale della donna è decaduta. Si tratta però di una vittoria che al momento non permetterà al 50enne di raggiungere il principale obiettivo. L’uomo più volte si è dovuto recare in Slovacchia per vedere la figlia, sempre in incontri protetti e sorvegliati. Il Tribunale slovacco in primo grado gli aveva dato ragione, disponendo il rimpatrio della piccola, ma il successivo Appello, dal momento che era trascorso il tempo consentito per legge, ha poi rilevato che ormai la bambina si era abituata alla nuova vita con la madre. La battaglia, quindi, continuerà probabilmente presso la Corte di Giustizia Europea. E’ l’ennesimo caso di padri italiani che si vedono ‘sottratti’ i propri figli da ex compagne di altre nazionalità e ogni volta bisogna fare i conti con i diversi ordinamenti giuridici e i tempi della giustizia.