Una guerra persa. Così l’ha definita il Procuratore di Campobasso, Nicola D’Angelo, in apertura della conferenza stampa di questa mattina presso il Comando provinciale Carabinieri organizzata per illustrare i dettagli dell’operazione “Drug Market 2”. Nonostante le diverse inchieste antidroga e i tanti arresti operati nel corso degli ultimi anni, da quando il magistrato è a capo della Procura del capoluogo di regione (2018), il fenomeno dello spaccio e del consumo di stupefacenti in Molise non sembra conoscere un indebolimento. L’ultima operazione ha appurato il coinvolgimento, almeno in buona parte, degli stessi protagonisti di una precedente complessa indagine. Per D’Angelo è la dimostrazione “che nulla è cambiato“. E anche laddove, in passato, sono venuti fuori nomi sconosciuti, si è preso consapevolezza come le nuove leve finiscono comunque per colmare i vuoti lasciati dagli attori precedenti. La domanda di droga, in Molise, e il numero di cessioni documentate costituiscono la sintesi dell’andamento del fenomeno. Un fenomeno che non porta solo al reato di spaccio ma anche ad altri delitti di microcriminalità, come furti, scippi, maltrattamenti. “L’unico omicidio registratosi durante il mio mandato a capo della Procura di Campobasso (quello della vigilia di Natale 2021, ndr) è scaturito a seguito di fatti inerenti il mondo della droga“, ha aggiunto D’Angelo. “Queste operazioni sono battaglie vinte. Ma la guerra, finora, l’abbiamo persa“. La sua delusione è evidente. Il lavoro di prevenzione e repressione non è sufficiente. Bisogna fare qualcosa di più. Qualcosa per una terra che si sta lentamente spopolando e che offre sempre meno opportunità alle giovani generazioni. Bisogna continuare a lottare ma serve un impegno a più livelli. “Quando sono diventato Procuratore i residenti in Molise erano ancora sopra i 300mila. Oggi siamo a scesi a 294mila circa. L’età media è di 47 anni. L’Italia è uno dei Paesi più vecchi al mondo in termini di età media della popolazione e il Molise è la regione con più anziani in Italia. I giovani vanno fuori a studiare e pensano di rimanerci perché non trovano opportunità in questa regione. Un problema che alimenta disagio sociale ed emarginazione“.
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